Non poteva passare in sordina la notizia della morte, avvenuta l’altro ieri a Padova all’età di 83 anni nella RSA dove stava scontando la pena, di Rodolfo Fiesoli, fondatore del Forteto: ne hanno infatti parlato Repubblica Firenze, Corriere Fiorentino, La Nazione (sia fiorentina che nazionale) e Tirreno Firenze. Una morte che si porta dietro tanti misteri e resta avvolta nell’oscurità, scomoda com’è anche per tanta politica che per anni ha elogiato il “modello Forteto” con tanto di conferenze, interviste e prefazioni ai libri di colui che fondò l’omonima azienda agricola nel lontano 1977 in quel di Vicchio, nel cuore del Mugello, ove la suggestiva e pittoresca vista delle colline del fiorentino nascondeva le atrocità più inumane ai danni dei minori e dei bambini affidati alle cure dei gestori del centro-lager.
Già un anno dopo la nascita del Forteto, lui e il suo braccio destro Luigi Goffredi, morto nel 2020, vengono condannati per libidine e lesioni ai danni di ragazzi e ragazze (nel 1985 arriverà quella definitiva, riconfermata con molteplici aggravanti nel 2019 a seguito di risvolti emersi nel prosieguo delle indagini nel corso del tempo), ma la loro reputazione non ne risente, anzi, grazie alla complicità della politica di allora i loro affari spiccano il volo, tanto da far loro ipotizzare la quotazione in Borsa della loro attività. Ma è solo nel 2011 che arriverà l’arresto, peraltro pochissimi giorni dopo un convegno la cui sala fu data personalmente dall’allora sindaco Renzi. Ed è infatti sul silenzio di molteplici generazioni di politici compiacenti che si focalizza l’attenzione, ancorché sugli orrori susseguitisi per anni al Forteto: com’è infatti potuto accadere che, da quel PCI ormai sull’orlo della putrescenza che da tempo aveva abbandonato ogni ideale di cambiamento (per non parlare di rivoluzione), fino all’odierno PD, passando per tutte le sue ridenominazioni, e non solo, nessuno abbia parlato, e soprattutto agito, prima?
Anzi. Chi sapeva e tentava di parlare veniva zittito, etichettato come parte del “complotto degli integralisti cattolici” per “far fuori la comune modello” in base a “calcoli politici”. Ma l’inchiesta per la quale nel 2012 e nel 2016 furono create due apposite commissioni regionali presiedute da Paolo Bambagioni (allora nel PD, oggi presidente della Commissione di Controllo del Comune di Firenze per la Lista Schmidt) scoprì inconfutabilmente che, purtroppo, di complotto non si trattava. E il caso ha voluto che Fiesoli fosse morto proprio nel giorno della fondamentale testimonianza della mamma di una delle tante vittime del Forteto.
Proprio Bambagioni, esprimendosi sulla dipartita di Fiesoli, ha sentenziato che con ciò si «conclude la triste vicenda della setta del Forteto. In questi giorni l’azienda ha cambiato proprietà dopo che anche gli ultimi tentativi di gestirla per interposta persona sono falliti». «Nella sua malvagità – ha aggiunto – Fiesoli ha condizionato la vita di molti e non ha voluto chiedere perdono alle vittime; anzi, ha negato fino in fondo le nefandezze compiute, tacendo sulle coperture avute negli anni».
Sarebbe infatti limitato ridursi alla condanna, per quanto doverosa, del solo Fiesoli, senza soffermarsi proprio su queste coperture.
Politici, magistrati, sindacalisti, nomi “blasonati” come Di Pietro, Pisapia, Rosy Bindi, Susanna Camusso hanno infatti visitato la comunità nel corso degli anni; il primo scrisse addirittura un’apologetica prefazione al libro Il Forteto: storie e realtà raccontate dal medico di famiglia di Lucio Caselli (Nicomple, Firenze 1998). Ma non mancano neppure personalità legate al mondo dell’economia, come l’ex ministro del Lavoro dei governi Renzi e Gentiloni ed ex presidente della Lega delle Cooperative, Giuliano Poletti, che aveva tra le sue aziende proprio il Forteto.
Si dice che siamo tutti cattivi in una storia raccontata male. Nella vicenda, in breve, è andato in scena uno dei tanti capitoli in cui si è dimostrato come i “buoni” e i “cattivi” vengono decisi non in base alle azioni reali e concrete di ciascuno, ma dal beneficio e dall’allineamento politici dei singoli. Chi sta coi “Giusti” è “Giusto” egli stesso a prescindere e qualsiasi mala lingua sul suo conto verrà indefettibilmente messa a tacere; del pari, chi non ha il “privilegio” di rientrare in questa cerchia altolocata, ristretta, esclusiva e privilegiata vedrà dette male lingue scatenarsi sulla sua figura di pari passo con la fantasia necessaria a inventare falsità e menzogne letteralmente dal nulla. Chi chiederà l’autocritica, parte fondamentale della vita del Forteto nei suoi “anni d’oro”, a tutti coloro che l’hanno portato in palmo di mano e hanno esaltato la “virtuosità” di quel modello? Chi, soprattutto, avrà l’ardire di domandar loro se davvero fossero tanto ignari degli obbrobri che per anni vi si sono perpetrati? Ai posteri l’ardua sentenza.
In copertina: Copyright Fotocronache Germogli