“Diamo voce a chi non ce l’ha” – Intervista a Simone Scavullo, tra assistenza, diritti e coscienza sociale

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In una società che corre veloce e spesso trascura i più vulnerabili, ci sono anche cittadini che ogni giorno si impegnano per ascoltarli e supportarli. Simone Scavullo, presidente del Comitato Cittadini per Firenze, formatore dell’Associazione Niccotestini e professionista nel settore sanitario e sociosanitario, è una di queste persone. Con il suo impegno, che spazia dalla formazione in primo soccorso al supporto per le case famiglia, fino alla tutela delle persone senza dimora e delle fasce più fragili della popolazione, Scavullo si è sempre battuto per i diritti dei soggetti più fragili. Oggi abbiamo l’opportunità di intervistarlo non solo per approfondire il suo impegno sociale all’interno di una realtà complessa come quella di Firenze, ma anche per discutere della campagna di sensibilizzazione da lui promossa, intitolata “Diamo voce a chi non ce l’ha”.

LFCV: Quali errori comuni commettiamo nel nostro quotidiano nel relazionarci con le persone più fragili?

Simone Scavullo: L’errore più grave è ignorarle. È pensare che chi è fragile, chi è anziano, chi è solo, non abbia più niente da dire, da dare, da vivere. È decidere per loro, parlare per loro, senza ascoltarli. È la fretta, l’egoismo, l’indifferenza. E tutto questo si manifesta nelle case, nei corridoi degli ospedali, nei tribunali, nelle stanze degli assistenti sociali. Si manifesta ogni volta che qualcuno dice “tanto ormai” o “non capisce più niente” solo perché ha deciso che quella persona non conta più.

LFCV: Da dove nasce lo slogan “Diamo voce a chi non ce l’ha”?

Simone Scavullo: Nasce da chi non può più difendersi da solo. Da chi, pur essendo lucido, non viene ascoltato. Anziani relegati, malati gestiti come numeri, persone sotto amministrazione di sostegno che non hanno voce in capitolo sulla propria vita. Assistenti sociali che spesso, non sempre ma spesso, si fermano alla superficie, alle carte, alle relazioni, senza guardare le persone negli occhi. Senza chiedere: “Come stai davvero?”. Ma soprattutto giudici che decidono senza conoscere, solo perché si fidano ciecamente di ciò che scrive un amministratore o un legale. Ecco perché dico: diamogli voce. Perché ne hanno bisogno e perché se noi non lo facciamo, nessuno lo farà.

LFCV: Questa è quindi una denuncia forte anche verso i familiari

Simone Scavullo: Sì, perché serve dirlo. Perché è ora di smettere di fingere. Ci sono figli che passano una volta al mese, che spariscono il fine settimana per andare al mare e poi si offendono se il genitore si affeziona a chi gli sta accanto tutti i giorni. Ma cosa dovrebbero fare? Legarsi a chi li ha dimenticati? No. Si legano all’operatore che li lava, che li porta fuori, che li ascolta, che gli fa prendere un caffè. A chi c’è. E spesso quei figli, invece di ringraziare, chiedono che figure come la mia vengano escluse. Perché? Perché do fastidio, forse perché in qualche modo “rallentiamo” ciò che per loro è solo un destino da accorciare: la morte. Vogliono che il genitore muoia in fretta per incassare due soldi. E questa è la verità più crudele che vedo tutti i giorni.

LFCV: Cosa succede quando a queste persone vengono tolti punti di riferimento?

Simone Scavullo: È devastante. Quando togli a una persona fragile quel piccolo punto fermo che lo tiene ancorato alla vita, spegni qualcosa dentro di lui. Non si tratta solo di assistenza sanitaria. Parlo di presenza umana. Quella voce, quel gesto quotidiano, quella telefonata. Noi operatori diventiamo tutto questo. E quando veniamo allontanati per interessi economici o rivalità familiari, a pagarne il prezzo è sempre la persona fragile. Per questo ripeto: non siate gelosi del rapporto che i vostri genitori instaurano con chi li assiste ogni giorno. La loro è semplicemente gratitudine. È bisogno di amore vero.  E se non lo capite, allora siete voi a essere fragili dentro.

LFCV: Che messaggio hai per le famiglie di questi anziani?

Simone Scavullo: Voglio parlare direttamente a quei figli che pensano che il genitore sia solo un peso o un’eredità. Dico loro: spero che la ruota della vita giri, perché gira davvero. E quando vi troverete soli in una stanza, spero che qualcuno abbia ancora la voglia di tenervi la mano. Un figlio vero accompagna il genitore fino all’ultimo respiro, ma con amore e dignità. Non per dovere, ma per umanità. E ricordo a tutti: i soldi non fanno la felicità. La dignità sì. Diamo voce a chi non ce l’ha. Sempre.


LFCV: E se potessi mandare un messaggio alle istituzioni per cambiare le cose, quale sarebbe?

Simone Scavullo: Gli direi che sono pronto. Pronto a portare prove, nomi, testimonianze. Ma soprattutto storie. Storie vere, fatte di carne, ossa e dolore. Storie che nessuno vuole vedere, ma che gridano giustizia. Non chiedo privilegi, non chiedo favori. Chiedo solo che venga dato valore alla verità, alla dignità umana. Se davvero esiste qualcuno nelle istituzioni disposto ad ascoltare, io ci sono. Perché non ho niente da nascondere e tanto da raccontare. E perché chi soffre, chi viene calpestato, ha diritto a un posto al centro, non ai margini.

LFCV: Grazie per la battaglia che stai portando avanti. Speriamo che questa intervista arrivi dritta al cuore delle persone.