Nel cuore del centro storico di Firenze, c’è una ferita che sanguina silenziosamente da quasi due anni. Si chiama Cinema Spazio Uno, una delle ultime vere monosale sopravvissute all’assalto dell’omologazione culturale, un presidio di cultura e bellezza che oggi giace abbandonato, oscurato, ignorato. E tutto questo nel silenzio istituzionale più assordante.
Ex dopolavoro Enel, lo stabile che ha ospitato per decenni Spazio Uno è stato venduto a privati nel 2018, con un vincolo preciso da parte del Comune: chiunque ne fosse divenuto proprietario avrebbe dovuto mantenere almeno il 60% degli spazi destinati alla sala cinematografica. Quel vincolo oggi è disatteso. La proprietà, che inizialmente aveva dichiarato di voler ristrutturare, ha messo in scena una parodia di cantiere – qualche telo sulle scale, un po’ di terra smossa, pannelli fittizi – salvo poi sparire, provando nel frattempo a rivendere l’edificio per cifre milionarie. Risultato: porte oscurate con lo spray, locali deserti, Spazio Uno ridotto a buco nero tra le vetrine del centro.
L’appello degli ex gestori è disperato ma lucidissimo: perché il Comune non fa rispettare i vincoli che ha imposto? Perché non si discute in Consiglio Comunale il destino di una sala storica che appartiene alla memoria collettiva della città?
I cittadini lo vogliono, Firenze lo merita. Questo non è solo un edificio: è un simbolo. Un punto di resistenza culturale, un luogo dove la settima arte aveva ancora diritto di cittadinanza.
Chiediamo al Comune di Firenze un confronto pubblico. Chiediamo che la vicenda Spazio Uno entri con urgenza nell’agenda politica cittadina. Perché la cultura, a Firenze, non può finire oscurata da uno spray nero.
#SalviamoSpazioUno #CulturaViva #FirenzeMeritaRispetto
Storia del Cinema Spazio Uno
Gli anni ’60 e ’70: il tempio del cinema d’essai
Nel cuore di Firenze, nascosto tra le pieghe del centro storico, il Cinema Spazio Uno ha rappresentato per decenni un punto fermo nel panorama culturale cittadino. La sua storia inizia negli anni ’60, quando la sala era il cineclub del dopolavoro ENEL. Ma bastò poco perché si trasformasse in ben altro: un vero e proprio crocevia di intellettuali, studenti, cinefili, registi in erba e semplici appassionati. Un luogo dove il cinema diventava linguaggio, dibattito, scoperta.
Mentre molte sale dell’epoca proponevano commedie romantiche o pellicole popolari, Spazio Uno si ritagliava un’identità ben precisa. Era la casa del cinema colto e militante, quello dei cineforum, delle rassegne monografiche, delle opere che interrogavano la storia e la società. Era lo spazio dove il bianco e nero della Nouvelle Vague, il rigore del cinema sovietico o il realismo del Neorealismo italiano venivano accolti come fossero classici senza tempo. La sala diventò così uno dei luoghi simbolo della cultura alternativa a Firenze, un vero “covo” – come lo definivano gli stessi frequentatori – di pensiero critico e spirito controcorrente.
Gli anni ’80 e ’90: crisi, transizioni e resistenza
Ma il tempo non fa sconti, nemmeno ai luoghi del culto. A partire dagli anni ’80, il mondo del cinema cambia profondamente. L’avvento della televisione, l’esplosione dell’home video, l’egemonia del blockbuster e l’affermarsi delle multisale mettono in difficoltà le sale indipendenti. Spazio Uno fatica ad adattarsi a questo nuovo ecosistema. La sua collocazione defilata e la vocazione culturale, un tempo punto di forza, si trasformano in un peso.
Durante gli anni ’90, il cinema conosce una fase di incertezza. Le gestioni si susseguono con ritmo irregolare: animate da entusiasmo e passione, spesso prive però dei mezzi per reggere la sfida di un mercato profondamente mutato. Si tenta di salvare l’identità originaria con proposte coraggiose, ma l’equilibrio tra sostenibilità economica e programmazione di qualità si rivela precario. Spazio Uno rischia più volte la chiusura definitiva, ma riesce a sopravvivere, aggrappandosi al sostegno di un pubblico affezionato e sempre pronto a scommettere su quella piccola sala buia, ostinata e resistente.
Oggi, a distanza di decenni, parlare di Spazio Uno significa raccontare la storia di un cinema che ha saputo incarnare – con forza e fragilità – l’anima culturale di Firenze. Un presidio artistico che ha vissuto le trasformazioni del gusto e del mercato, mantenendo sempre uno sguardo alto e indipendente fino alla chiusura di un paio di anni fa.