Fiorenza fu, ma non risplende più: come trasformare una città d’arte in un parco tematico

exodus

Di Vincenzo Freni

Cari sociologi urbani, permettetemi di presentarvi il Modello Firenze, un caso di studio straordinario su come raggiungere il perfetto equilibrio tra massima attrattività turistica e minima vivibilità per i residenti. Un vero capolavoro di ingegneria sociale involontaria.
I dati parlano chiaro: da 458.000 abitanti del 1971 siamo passati ai circa 363.000 attuali.
Le Variabili Indipendenti di questo “successo” sono: 

– l’overtourism strategico, con i servizi per i cittadini nel centro storico brillantemente sostituiti con distributori di cibo dal dubbio pedigree culinario;

– una mobilità innovativa, ovvero la tramvia come panacea urbana. Chi ha bisogno di flessibilità nei trasporti quando puoi avere binari fissi che ti portano… dove decidono loro? L’automobile? Un retaggio del passato borghese, ora giustamente penalizzata dal sistema delle cinque zone che trasforma ogni spostamento in un’equazione matematica;

– una housing policy illuminata: mentre i residenti storici abbandonano la nave, ecco arrivare hotel di super lusso e studentati per rampolli internazionali. Perché preservare il tessuto sociale autoctono quando puoi sostituirlo con una clientela a più alto valore aggiunto?

Le conclusioni scientifiche sono chiare: una Firenze che attira tutti … tranne i fiorentini. Il Paradosso Fiorentino dimostra empiricamente che è possibile raggiungere livelli record di attrattività turistica, pur mantenendo simultaneamente un tasso di retention dei residenti storici prossimo allo zero. Un successo metodologico senza precedenti. Abbiamo finalmente scoperto come rendere una città simultaneamente irresistibile per chi la visita in uno, due, max tre giorni, e invivibile per chi ci dovrebbe passarci una vita.

La sociologia urbana parla chiaro: le città vitali attraggono, ma soprattutto trattengono. Firenze, invece, eccelle in una nuova specialità: l’espulsione selettiva. Nel 1971, Firenze contava 457.803 residenti: era una città viva, con panettieri veri, scuole di quartiere, autobus affollati e discussioni su chi fosse meglio, Bartali o Antognoni. Nel 2023, i residenti sono scesi a 363.000.

E secondo una semplice interpolazione di secondo grado dei dati ufficiali ISTAT del 1971 e del 2023, nel 2035 saremo sotto la soglia dei 300.000: precisamente 297.454 abitanti (sì, li abbiamo contati uno per uno… quelli rimasti). Una media di 1.831 fiorentini in meno ogni anno: un esodo lento ma costante.

Ma non è solo questione di quantità. Il dato invisibile è quello identitario: i veri fiorentini, quelli nati da famiglie storicamente radicate in città, sono sempre più una minoranza silenziosa. Anziani, spesso soli, sopravvivono in un tessuto urbano che parla sempre più altre lingue, e risponde a logiche turistiche, speculative o universitarie globalizzate.

E mentre si apre l’ennesimo studentato per milionari, il Comune si preoccupa di una nuova mappa a zone per far pagare ancora di più il parcheggio.

Una città che invece di accogliere o trattenere i residenti, li spreme.

Sei un visionario nel campo dell'architettura, del design o dell'urbanistica?
Hai progetti o idee innovative per Firenze, per i suoi spazi, edifici o quartieri?

Invia le tue proposte in forma di immagini con brevi descrizioni e potrai vederle pubblicate su LFCV e condividere la tua visione della città.