No domande “scomode”, sì domande “amiche”. Il Pd vorrebbe fare maggioranza e opposizione. C’è un problema democrazia a Firenze?

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Di Roberto Vedovi

Le domande di attualità al Consiglio Comunale di Firenze vengono assegnate seguendo un criterio che privilegia la rotazione tra i gruppi consiliari, dando priorità a nuove interrogazioni rispetto a quelle già discusse. Questo sistema, almeno in teoria, mira a garantire un’equa rappresentanza di tutti i consiglieri e a favorire un’ampia trattazione dei temi di interesse pubblico.

Tuttavia, la realtà è diversa. Un consigliere dell’opposizione, Massimo Sabatini scopre un articolo di Repubblica di due anni fa, in cui il presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali mette in guardia sugli utilizzi impropri del parco e sul rischio che, durante eventi come Firenze Rocks, gli assembramenti rendano indispensabile un controllo più rigoroso delle alberature. Una tragica premonizione su quello che sarebbe accaduto due anni dopo. Su questa base, il consigliere presenta una domanda di attualità, ma non trova spazio per discuterla: i 30 minuti dedicati alle domande di attualità sono insufficienti.

Siamo però sconcertati quando, non a uno, ma a ben due consiglieri della maggioranza, Milani (capogruppo PD) e Graziani (AVS), viene permesso di porre domande all’assessora al verde Galgani. Milani chiede delle condizioni della ragazza ferita il 12 giugno dalla caduta di un ramo, per poi giustificare il taglio degli alberi come “estrema ratio” in caso di malattia, in un intervento che sembra quasi un’ode alla motosega. Graziani, invece, offre all’assessora un assist perfetto, evocando l’imprevedibilità di episodi come l’oramai famoso (e fumoso) neo-concetto del sudden branch drop (sic!), che in parole povere significherebbe caduta improvvisa dei rami.

L’assessora coglie l’occasione: nella risposta a Milani, dedica metà del tempo a rassicurare sulle condizioni della ragazza, e l’altra metà a lodare l’avanguardia della Direzione Ambiente nella gestione del patrimonio arboreo. Rispondendo a Graziani, sfrutta l’assist, inqaudrando il suddetto sudden branch drop come manifestazione estrema del cambiamento climatico: una sequenza di eventi così imprevedibile da escludere il “rischio zero” e da fornire un alibi per eventuali carenze dell’assessorato. Arriva persino a sostenere che il caldo eccessivo di questi giorni abbia contribuito alla rottura dei rami.

Questo festival dell’autocompiacimento e dell’autoreferenzialità rappresenta una prassi consolidata a Palazzo Vecchio, dove da anni si ostacolano le voci di chi rappresenta una grande parte della cittadinanza. E purtroppo di tutto questo non ci stupiamo più, come se ci fossimo abituati a un sistema che, nel luogo simbolo della democrazia fiorentina, impedisce a una parte dei consiglieri, e di conseguenza di cittadini, di esprimersi.

 

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