Come le norme attuali, tra cui il Codice della Strada e i Criteri Ambientali Minimi, contribuiscono a una “deforestazione” sistematica e silenziosa nelle città ialiane, penalizzando la biodiversità e la qualità della vita dei cittadini
Bisogna quindi capovolgere la nostra visione sugli alberi: pensarli come elementi di una vera e propria “infrastruttura di salute pubblica” in grado di aiutare il benessere fisico e mentale dei cittadini e l’equilibrio biologico e climatico del pianeta. I servizi ecosistemici forniti agli utenti (i cittadini) dagli elementi di tale infrastruttura devono essere garantiti dallo Stato e dalle sue leggi. Per tale infrastruttura devono essere stanziate risorse, non solo per la collocazione dei suoi elementi (alberi, siepi) e il loro censimento e monitoraggio, ma anche per garantire la loro longevità ecosistemica evitando potature drastiche, capitozzature e i danni al colletto e all’apparato radicale per lavori pubblici o privati che ne minano la sopravvivenza. L’altro aspetto normativo grossolanamente climalterante e da cambiare per via legislativa riguarda la “salute” e la “sopravvivenza” degli alberi all’interno dei centri urbani dove i Criteri Ambientali Minimi (CAM) per il servizio di gestione del verde pubblico indicati dal D.M. n. 63 del 10 marzo 2020 sono totalmente disattesi. Basti pensare alla mancanza di sanzioni se le amministrazioni affidano il servizio a persone non dotate della necessaria competenza o alla mancanza di sanzioni per gli operatori del verde che (punto 11 dei CAM) praticano la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica, tutte operazioni che indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità.
È tempo di dire basta alla “criminalizzazione” degli alberi e al mantra irrazionale della sicurezza. La possibile caduta di un albero diventa un rischio gestibile se gli alberi vengono tutelati e gestiti come elementi imprescindibili di una “infrastruttura di salute pubblica”. È necessario “relativizzare” in modo razionale il bisogno di sicurezza: d’altronde non è che perché corriamo il rischio di fare un incidente stradale rinunciamo ad usare la nostra auto (indagine ISTAT 2019: 170.000 incidenti stradali 3000 morti 240.000 feriti).