Oggi i lettori ci segnalano con preoccupazione l’abbattimento di pini marittimi secolari lungo il Lungarno Colombo. Uno dopo l’altro, alberi che da decenni ombreggiavano il fiume e facevano parte dell’identità paesaggistica della città, stanno venendo abbattuti dalle motoseghe.
Questo intervento si aggiunge a una inarrestabile serie di abbattimenti di alberi che hanno suscitato indignazione tra i cittadini nelle ultime settimane. Solo pochi giorni fa, lungo lo stesso tratto, sono stati abbattuti circa 15 lecci per lavori di Publiacqua; circa 3 settimane fa è stato segato un maestoso leccio di circa cento anni nella centralissima Piazza Beccaria, all’angolo con viale Mazzini. Un mese fa, in viale Matteotti sono in corso abbiamo assistito all’abbattimento di altri alberi secolari. Quasi tutti questi abbattimenti sono legati alla realizzazione della linea tramviaria per Bagno a Ripoli.
L’indignazione dilaga con un’ondata di proteste sui social media, dove i cittadini esprimono il loro disappunto per la perdita di verde storico e per la mancanza di qualsiasi dialogo e partecipazione nelle decisioni che riguardano il patrimonio ambientale della città, con commenti come: “Un altro pezzo di Firenze che se ne va, nel silenzio complice di chi dovrebbe difenderla!”, “Così Firenze diventa una distesa di cemento rovente, complimenti”, o “Ogni albero che cade è una pugnalata al cuore. E poi parlano di città green!!! Ipocriti!!!”.
L’8 maggio, il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana Marco Stella, aveva sollevato preoccupazioni riguardo all’abbattimento di circa 1.150 alberi sani per la realizzazione delle nuove linee tramviarie Libertà-Bagno a Ripoli, Leopolda-Piagge e Piagge-Campi Bisenzio, chiedendo al Comune di fornire un report dettagliato sulle operazioni di abbattimento e un piano degli interventi in tutta la città: “Sono piante bellissime, sacrificate sull’altare di un progetto che fa acqua da tante parti, e che chiediamo al Comune di rivedere”.
Il paradosso è servito: mentre si riempiono convegni e manifesti di parole come “transizione ecologica”, “resilienza climatica” e “verde urbano”, a Firenze si risponde con le motoseghe. In nome di una mobilità “sostenibile”, si distrugge ciò che di più sostenibile esiste: alberi vivi, maturi, funzionanti, che per decenni hanno protetto, abbellito e dato respiro alla città.
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