Alia, profondo rosso. Il rebranding non cancella i debiti: un report esplosivo di Moody’s fotografa il quadro reale (oltre gli annunci)

GERMOGLI PH: 23 APRILE 2024 MONTESPERTOLI INAUGURAZIONE DEL NUOVO BIODIGESTORE REALIZZATO NEL POLO IMPIANTISTICO DI MONTESPERTOLI BOTINACCIO EX DISCARICA ALIA NELLA FOTO MONIA MONNI ALBERTO IRACE © TOMMASO GASPERINI / FOTOCRONACHE GERMOGLI

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Scorporare l’acqua dalla multiutility? Più facile a dirsi che a farsi. Alia – Plures perderebbe risorse vitali. E l’attuale situazione debitoria non è affatto rosea. Un report di Moody’s, riportato solo e soltanto da Il Tirreno, getta ombre sulla gestione della multiutility.

 

Bambagioni (Commissione Controllo): “Numeri impietosi, fallimento politico. Se ne parli in Consiglio”.

 

Alta “esposizione debitoria” e “dipendenza dall’acqua”: sono queste le note dolenti, al netto di una “solidità” dal punto di vista industriale, che minano il percorso della multiutility, fresca di cambio nome in Plures. A mettere nero su bianco i conti in rosso è stata niente meno che l’agenzia Moody’s.

Sul tema interviene puntualmente Paolo Bambagioni, consigliere comunale (Lista Schmidt) e presidente della Commissione Controllo del Comune di Firenze, che rivendica il lavoro svolto nel primo anno di consiliatura. “Nonostante il muro di gomma, il lavoro della Commissione Controllo, fatto analizzando i bilanci, ha portato – afferma Bambagioni – all’emersione di almeno una parte della verità. Il dossier di Moody’s, pubblicato ieri da ‘Il Tirreno’, conferma che, al netto del cambio di nome, attraverso una costosa campagna mediatica, le fragilità strutturali di Alia restano irrisolte: l’indebitamento e la scarsa marginalità”. “Come già emerso un anno fa – ricorda Bambagioni –, c’è una pesante situazione debitoria e una crescente esposizione bancaria, tali da rendere accidentato, se non impossibile, il percorso della multiutility”.

“Nel citato dossier di Moody’s sono tanti i campanelli di allarme, tanto che si accenna, addirittura, a un rischio default. Di sicuro, scrivono gli analisti, è opportuno tenere dentro l’acqua. Sul punto, però, è avvenuto un cambio di rotta negli orientamenti – ricorda ancora l’ex sindaco di Signa –: rinuncia alla borsa e, ora, anche rinuncia all’acqua, senza però mai chiarire con quali soldi finanziare il tutto. È legittimo cambiare linea politica, ma è irresponsabile farlo senza indicare una via alternativa di finanziamento, soprattutto ad Alia – Plures, già indebitata”.

“Questo progetto, nato con grandi speranze e annunci, ha creato tanti costi, mentre la dirigenza ha palesato incapacità, l’opposto di ciò che veniva predicato all’inizio: politicamente è un insuccesso totale. Nessuna crescita nei numeri, nessuna riduzione dei costi, nonostante la società operi in regime di monopolio. I numeri, riportati sempre da ‘Il Tirreno’, sono impietosi, tra aumento dei debiti e diminuzione della redditività”.

“L’analisi (…) fotografa una società solida dal punto di vista industriale, ma fragile nella leva finanziaria. Con un debito che nel corso degli anni è cresciuto senza sosta, con un rapporto fra esposizione bancaria e ricavi passato dall’11,6% del 2014 al 36,6 % del 2023″, si legge su Il Tirreno di ieri.

“È un’azienda nel pantano – sottolinea Bambagioni –, allo stato attuale. Alla luce di ciò, occorre prima di tutto un dibattito in Consiglio comunale. La parte politica indichi la via sì, ma anche la via di finanziamento e un management capace, che pensi non solo alla propria carriera ma sappia usare con raziocinio le poche risorse disponibili”.

“Nel 2024 (…) Publiacqua ha generato oltre 11 milioni di utili, con margini industriali doppi rispetto al settore ambientale. È la “benzina” che alimenta la macchina Plures e ne regge la reputazione sui mercati del credito. (…) Nel report Moody’s, il rischio è riassunto in un grafico essenziale: probabilità di default al 10% su base annua, superiore alla media del comparto utility. Una cifra che, tradotta in linguaggio politico, suona così: togliere l’acqua significa mettere la multiutility a rischio creditizio”, si legge sempre sul quotidiano.

“Come sul ‘cubo nero’, il Franchi-Frankenstein o il declassamento della Pergola, qualcuno deve avere il coraggio di dire come sia stato possibile. Anche questa è la dimostrazione che c’è una gestione insufficiente – tira le somme l’esponente civico–: è una bocciatura di sindaco e assessore”.

In copertina: copyright Fotocronache Germogli