L’incertezza sulle sorti dell’ex Convitto della Calza, determinata dalla sua decisione (illegale) di trasformarsi in struttura ricettiva, non può non avere ripercussioni anche su quelle di chi al suo interno lavora: e così la FILCAMS CGIL, per bocca del suo segretario generale Maurizio Magi, sentito da La Repubblica Firenze e La Nazione Firenze, schierandosi al loro fianco e ricordando come fosse stata la stessa Domus Rex proprietaria del primo a promettere che non si sarebbe adibita la struttura per alcuna attività, appunto, ricettiva. Seguono però sorte analoga, apprendiamo da quest’ultima testata, due bar, uno in via Ghibellina e uno in via Guelfa, “camuffati” da librerie: immediata la chiusura, accompagnata da una multa da 5.000€ per i titolari. Si registrano invece cambiamenti importanti nella Chinatown di Prato, dove, riporta la sezione economica del Corriere Fiorentino, «cresce il riciclo tessile, aumentano le start-up creative, si rafforza il segmento dell’alto valore aggiunto» e si sta allargando l’impiego di manodopera non cinese, passata dal 10% al 35% in dieci anni, pur restando l’irregolarità su confezioni e magazzini un grave problema, risultandone implicato il 70% delle aziende ispezionate tra il 2021 e il 2023. Fame di cambiamento che dovrebbe sentirsi maggiormente, da noi, nella sanità e nell’abitare: secondo i dati AGENAS relativi al 2024 e rilanciati da Repubblica Firenze, l’ASL Toscana Centro ha le attrezzature più obsolete, il 46% più vecchie di dieci anni, seguita da ASL Sud-Est e ASL Nord-Ovest col 37% e 36% rispettivamente; sono infine 578 le case popolari da ristrutturare e che potrebbero essere assegnate alle famiglie in difficoltà nel pieno dell’emergenza abitativa che vediamo: il problema è stato sollevato dal consigliere Palagi (Sinistra Progetto Comune), ripreso dal Tirreno Firenze, che ha esortato il comune a fare di più: i mille assegnatari dei 390 alloggi che sarebbero stati già allocati, secondo la risposta dell’assessore Paulesu (PD), sono decisamente troppo pochi. (JCM)


