Asse Calabria/Firenze. Il caso Isola Capo Rizzuto (finalmente) sulla stampa locale: rotto il muro di gomma

GERMOGLI PH: 7 OTTOBRE 2024 FIESOLE PRESSO LA CATTEDRALE FIESOLANA SI E' TENUTO IL FUNERALE DELL'EX PROVVEDITORE DELLA MISERICORDIA SIMONE TORRINI NELLA FOTO I GONFALONI DELLE MISERICORDIE CHE HANNO PRESO PARTE AL FUNERALE

Dopo Il Tempo anche Il Tirreno di oggi parla dello scandalo del centro migranti di Isola Capo Rizzuto che vede coinvolta anche la Confederazione nazionale delle Misericordie.

 

Troppo pesante lo scandalo, troppo gravi le lacune, troppo nocive le sue ricadute sul tessuto delle Misericordie. Soprattutto sul volontariato sano e sui servizi socio-sanitari che le Misericordia garantiscono, ogni giorno, alla collettività. La Firenze che vorrei, già il 6 aprile, aveva ricostruito nel dettaglio la vicenda del centro migranti di Isola Capo Rizzuto e il coinvolgimento della Confederazione nazionale delle Misericordie.

Il muro di gomma si è definitivamente rotto. Oggi, martedì 15 aprile, l’edizione regionale del Tirreno ne scrive dettagliatamente, dopo l’inchiesta di settimana scorsa de Il Tempo. “La colpa grave – si legge – è non aver capito, né tenuto d’occhio, cosa succedeva a quasi mille chilometri di distanza. Non aver controllato la gestione per usare un eufemismo dissennata, tra sperperi e fatture false a favore di amici e società legate alla ‘ndrangheta, del centro di accoglienza per richiedenti asilo affidato alla locale Misericordia di Isola Capo Rizzuto”. Non è da escludere che seguano nuove inchieste.

L’obiettivo è salvaguardare il sano, colpendo il male. Nei giorni scorsi, solo il consigliere comunale Paolo Bambagioni (Lista Schmidt) aveva richiamato l’attenzione della città sulla condanna e sulla richiesta di 10 milioni da parte della Corte dei conti. “Molti volontari – ha detto Bambagioni – hanno appreso, come tutti noi, dalla stampa questa notizia e la preoccupazione è tanta. Le Misericordie sono un presidio di cui tutti abbiamo bisogno e questo caso non deve passare in sordina”. Sempre Bambagioni aveva ricordato il quadro finanziario già critico, appesantito certamente dai 10 milioni da restituire al Viminale.

Nella relazione al bilancio 2023, come ricostruito da La Firenze che vorrei, si rileva “un significativo debito riconducibile a imposte (1.813.023,70 euro) e contributi non versati (872.938,32 euro)”. “Tale ritardo comporta un notevole aggravio di costi per interessi e sanzioni”.

Secondo le ultime ricostruzioni e al netto dei citati 10 milioni, a La Firenze che vorrei risultano circa 3 milioni in totale tra contributi Inps ai lavoratori e soldi da restituire. Un quadro critico, sicuramente aggravato dalla difficoltà nell’ottenere finanziamenti da banche.

Bambagioni aveva inoltre invitato “il Presidente Domenico Giani a chiarire ai volontari e ai cittadini la situazione e l’amministrazione a interessarsi del problema, viste le possibili conseguenze sul tessuto sociale”.

In copertina: copyright Fotocronache Germogli