Bezzini-out, mal di pancia a Siena. Ma è Lugano a decidere

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Siena, o una parte di essa, si strappa i capelli per l’esclusione di Simone Bezzini dalla Giunta Giani II. Tuonano le categorie economiche senza più economia: “Pare configurarsi una Giunta schierata su un versante rigido e anti-industriale per la sua connotazione radicale. Questo è un elemento di forte preoccupazione”. Pierluigi Piccini, ex sindaco, ha invece vergato: “Si preferisce la gestione del potere alla responsabilità della scelta. È un PD che guarda a sé stesso invece che al Paese reale”. E aggiunge: “Non si tratta di difendere un nome, ma di capire un metodo”. Senza alcun dubbio. Della serie: non basta ingurgitare tutto e votare zitti e muti, tanto decide Firenze, o meglio Roma, o meglio Lugano. Della serie: cari industriali, carissimi bottegai, vi rendete conto solo ora della sterzata del partito egemone? In particolar modo, a far da grancassa alle doléances della città del Monte è il giornalista Stefano Bisi, già penna del Corriere di Siena, che più o meno nell’ultimo mese avrà citato Bezzini 3 volte al dì. Sarà delusissimo. La cassaforte della sanità, oltre l’80% del budget toscano, passa nelle mani di Monia Monni, scelta già ampiamente criticata. Qualcuno, più speranzoso, ricorda gli indubbi meriti dell’ex assessore: “Ha promosso un investimento strategico in Toscana Life Sciences, pensando a una piattaforma di post‑incubazione”. Si può consolare, Bezzini, con la nomina a Capogruppo PD; tuttavia, pungono i maliziosi, non è affatto detto che nella sua nuova veste possa tagliare nastri a sufficienza.

In copertina: copyright Fotocronache Germogli