Danno erariale nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti: un terremoto che parte da Isola Capo Rizzuto e arriva anche a Firenze

GERMOGLI PH: 7 OTTOBRE 2024 FIESOLE PRESSO LA CATTEDRALE FIESOLANA SI E' TENUTO IL FUNERALE DELL'EX PROVVEDITORE DELLA MISERICORDIA SIMONE TORRINI NELLA FOTO I GONFALONI DELLE MISERICORDIE CHE HANNO PRESO PARTE AL FUNERALE

I rilievi della Procura contabile hanno messo in luce un danno erariale per circa 50 milioni di euro complessivi. In via sussidiaria è stata condannata anche la Confederazione nazionale delle Misericordie, la cui sede è a Firenze, che dovrà restituire 10 milioni di euro al Viminale.

 

L’antico toponimo greco di Isola Capo Rizzuto (Crotone), che non è un’isola ma un promontorio, era Asylon. Un luogo d’asilo. Allora c’erano dei diritti speciali per quelli, spesso in cerca di fortuna o di riscatto, che vi si trasferivano; diritti spesso negati – oggi – a quelli che tentano la via del mare per un’altra vita e che a Isola Capo Rizzuto ci finiscono. O, meglio, finiscono al centro di accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, più volte al centro di vicende giudiziarie. Si sa l’immigrazione, sull’onda dell’emergenza, è diventata un business, appetibile – come quello dei rifiuti ma anche quello immobiliare – per le cosche.

Tuttavia, l’Italia resta un paese nel quale le istituzioni combattono, anche con enormi sacrifici – non di rado con il sacrificio di vite –, i fenomeni della malavita organizzata, che da decenni non sono più un’esclusiva del Mezzogiorno. Cerniera tra Nord e Sud, la stessa Toscana, come ricostruito dagli allarmanti rapporti di Fondazione Caponnetto e Irpet, è sempre più terra di conquista per le organizzazioni criminali, principalmente di origini calabresi e campane. Un caso eclatante quello dei rifiuti conciari – il famigerato keu – affidati a ditte edili legate a doppio filo a cosche di ‘ndrangheta e poi “smaltiti” in cantieri edili e stradali.

In questi giorni c’è stato un vero e proprio terremoto che ha coinvolto la Misericordia di Isola Capo Rizzuto, le cui scosse si sono avvertite fino in via dello Steccuto a Firenze. A subire una condanna multimilionaria – 34 milioni da restituire al Ministero dell’Interno – sono stati Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola, e il parroco del comune calabrese, don Edoardo Scordio, per una gestione a dir poco opaca dei fondi per l’accoglienza dei migranti. I fatti contestati, si apprende, vanno dal 2006 al 2015. In quei dieci anni quasi, contraddistinti da almeno due grandi ondate di flussi migratori – la prima nel 2008, tamponata a fatica dal governo Berlusconi, e la seconda dopo le cosiddette “primavere arabe”, salutate con eccessivo entusiasmo in Occidente –, Sacco e don Scordio avrebbero distratto ingenti risorse pubbliche in proprio favore e a favore di terzi, compresi soggetti appartenenti alle cosche locali della ‘ndrangheta.

In via sussidiaria, inoltre, è stata condannata la Confederazione nazionale – la sede è in via dello Steccuto a Firenze –, a pagare la somma di 10 milioni di euro; allo stesso tempo, gli ex presidenti della Confederazione nazionale delle Misericordie di Italia, Gabriele Attilio Brunini (dal 1971 al 1995 governatore della Fraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano, comune di cui poi è stato sindaco) e Roberto Trucchi (si ricordano le sue dimissioni nel 2021 dopo una travagliata approvazione del bilancio 2019) sono stati condannati al pagamento di oltre 2 milioni di euro sempre al Viminale per aver “omesso ogni controllo – riporta Rainewssull’utilizzo delle risorse e dei servizi resi da parte del subappaltatore”. La sentenza è stata emessa venerdì 4 aprile dalla Sezione giurisdizionale della Calabria della Corte dei conti, presieduta dal giudice Luigi Cirillo.

Le pesanti condanne sono l’esito di una lunga inchiesta della Guardia di Finanza e della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, le quali, fin dal 2017, avevano fatto emergere le gravi infiltrazioni nel centro di Isola Capo Rizzuto. Questo centro, dati gli ingenti stanziamenti e i controlli scarsi, assolveva alla funzione di vero e proprio bancomat dal quale, ricostruisce We Sud, ingenti somme di denaro pubblico venivano smistate a soggetti e/o imprese “amiche”.

Un circuito diabolico e malavitoso fatto di documenti contabili falsi e di fatture altrettanto false per servizi mai resi.

Inoltre, “le indagini bancarie – si legge – hanno dimostrato che la Misericordia trasferiva fondi a favore di soggetti terzi – tra cui cooperative e società locali – che emettevano fatture per forniture inesistenti, in particolare di pasti per i migranti”.

Secondo quanto si apprende grazie a Il Giornale di Calabria, inoltre, la cosca Arena, abile nell’infiltrarsi nel centro, sarebbe riuscita “a impossessarsi”, in un decennio, “di 36 milioni di euro sui 105 stanziati dallo Stato per l’assistenza ai migranti”.

Quanto al centro in sé, complice anche la gestione caotica dei flussi migratori, da più parti si sono messe in luce le notevoli criticità esistenti nel centro di accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, dovute anche a una gestione così lontana dal garantire la trasparenza nelle spese e, soprattutto, un’accoglienza dignitosa, umana e misericordiosa per i migranti. L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), in un report, ha rilevato che la struttura presenta “un notevole problema relativo alla sua configurazione giuridica”, che “cambia frequentemente”, “in modo informale e illegittimo”, a causa di una gestione “di stampo emergenziale e funzionale alle esigenze politiche contingenti”. “Benché formalmente designata come Centro di Accoglienza (C.D.A.) – si legge -, la struttura svolge contemporaneamente una funzione di hotspot, nonostante la Prefettura sottolinei che non possa essere giuridicamente classificata come tale”. Un contesto incerto che sembra rendere più agevole la penetrazione delle illegalità. In più, a rendere ancor più problematica la situazione, il superamento della capienza massima: nel 2022, come documentato sempre da Il Giornale di Calabria, si sono toccate le 1500 presenze, a fronte di poco più di 600 posti. Ciononostante, bisogna rilevare gli sforzi, soprattutto negli ultimi anni, di superare la gestione pregressa, nel tentativo di offrire un’accoglienza vera a chi scappa da fame e guerra.

Contattata in data 5 aprile, la Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, che riunisce oltre 700 confraternite, attualmente guidata dall’aretino Domenico Giani, già capo della Gendarmeria vaticana, ribadisce “la propria fiducia nella magistratura e, pur nel rispetto della sentenza di primo grado, confida che nei successivi gradi di giudizio potrà emergere con chiarezza l’estraneità della Confederazione rispetto ai fatti contestati”. “Continuiamo – affermano da via dello Steccuto – con serenità il nostro servizio quotidiano al Prossimo ed alle comunità, in Italia ed in altri luoghi di sofferenza nel Mondo, nel solco dei valori che ci guidano da quasi otto secoli”.

Tuttavia, la richiesta di 10 milioni da restituire al Viminale potrebbe essere, se non esiziale, altamente impattante sulla tenuta dei conti della Confederazione. Da una relazione risalente al giugno 2024 e riferita al bilancio del 2023, pervenuta e visionata in data odierna da La Firenze che vorrei, risultava in essere un contenzioso “promosso dall’Inps per presunte irregolarità contributive verso i dipendenti di Benevento”. Nel bilancio 2023 risultano “accantonamenti per 80 mila euro – si legge nel testo visionato – senza che vi sia una sottostante quantificazione del probabile danno”. “Si rileva un significativo debito riconducibile a imposte (1.813.023,70 euro) e contributi non versati (872.938,32 euro). Tale ritardo comporta un notevole aggravio di costi per interessi e sanzioni”,  si legge ancora. La relazione evidenzia un incremento dell’indebitamento complessivo, nell’anno 2023, e un incremento di “debiti tributari e previdenziali di complessivi 1.140 mila euro”. Sul punto, nel frattempo, abbiamo chiesto conto alla stessa Confederazione.

Tra pandemia e rincari, anche il mondo del volontariato è andato in profonda sofferenza, nonostante garantisca – con il sostegno delle indispensabili risorse pubbliche – dei servizi irrinunciabili alla collettività. Sicuramente, queste notizie delineano un quadro di opacità che lede l’immagine del volontariato e delle Misericordie stesse, da sempre un presidio indispensabile ovunque siano presenti.

In copertina: copyright Fotocronache Germogli