Elegia di Santa Maria Nuova

santa maria nuova
La mia Italia è un’Italia ideale. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa,
quindi meritevole di rispetto.
E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata,
guai a chi me la tocca.
Oriana Fallaci, “La Rabbia e l’Orgoglio”

 

Di Sabrina Tanini

Ecco dove siete. Ora vi ho trovati.
Anni trascorsi a camminare per le strade di questa città, invecchiata insieme alle sue magnificenze di pietre, marmi e affreschi dorati.
Anni a domandarmi, tra la folla di turisti, tra i caffè letterari che nel frattempo sono falliti: ma i giovani dove stanno?
Sono tutti scappati all’estero? Sono andati a vivere lontano perché ormai Firenze è diventata invivibile per loro?

Vi ho trovati finalmente!
Così, casualmente, nei corridoi del ProntoSoccorso di SantaMariaNuova, nel reparto di Medicina C.
A lavorare come barellieri, fieri del contratto a tempo indeterminato ottenuto a vent’anni.
A combattere ogni notte con i barboni e gli sbandati che vengono portati nell’unico posto sicuro del centro storico: il pronto soccorso dell’ospedale più antico d’Europa.

A loro, al personale ospedaliero tutto — che certo non brilla per gli stipendi più alti, ma che per professionalità, empatia e gentilezza brilla come una stella in un firmamento di mediocrità a cui ci siamo purtroppo abituati — va il mio pensiero.

Loro, le nuove generazioni di medici e infermieri di Santa Maria Nuova, sono ciò che tutti noi stiamo sperando: giovani che non scappano, che restano nonostante tutto, e che rappresentano la speranza di tornare a essere ciò che siamo stati, di continuare a rappresentare l’eccellenza, un punto di riferimento per molti.

E tutto questo avviene nell’ospedale che per secoli è stato faro d’Europa, esempio di organizzazione, dove Leonardo da Vinci ha compiuto i suoi primi studi di anatomia.

Santa Maria Nuova è un piccolo miracolo che si rinnova, da quando Monna Tessa convinse Folco Portinari a donare somme di denaro per posare la prima pietra nel lontano 1288: sette secoli di sofferenze e guarigioni, di lacrime e sorrisi, di preghiere delle Suore Oblate e di tragedie umane nascoste tra i corridoi e i chiostri fioriti.

Ho visto la compassione negli occhi degli infermieri che mi hanno curato, gioire più di me per un mio piccolo miglioramento durante la degenza.
Sono storie che devono essere raccontate, perché non dobbiamo abituarci al peggio, alle notizie che ci trasmettono solo guerre e disastri.

Perché Firenze è anche questo.
L’Italia è anche questo.
E di questo vorrei tornare a parlare.

Grazie, giovani donne e giovani uomini coraggiosi di Santa Maria Nuova.