Di Roberto Vedovi
Lunedì 5 Maggio scorso, con una seduta fiume del Consiglio Comunale di Firenze, è stato approvato il già controverso regolamento per le locazioni turistiche brevi. Del provvedimento erano già noti da tempi i dettagli, ma la sua ratifica ha scatenato una serie di reazioni a catena nelle diverse categorie chiamate in causa; si è riusciti a creare una frattura, al momento insanabile, tra la tradizionale ospitalità alberghiera e quella più variegata dei piccoli proprietari che offrono affitti turistici di breve durata.
Di avvisaglie ce n’erano già state, a partire dal Testo Unico del Turismo della Regione Toscana approvato a Dicembre 2024, dove uno dei passaggi più controversi è l’art. 22, che permette agli alberghi di acquisire strutture nelle vicinanze ed aumentare così la propria capacità ricettiva fino al 40%. Ed anche la convocazione all’ultimo momento, in audizione in Commissione 2 (Sviluppo economico) dei property managers e piccoli proprietari di BnB, il giorno stesso in cui si sarebbe votato il provvedimento, è parsa più una presa in giro che una sincera volontà di ascoltare la parte interessata, interpellata solo a giochi ormai fatti.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato 2 giorni dopo Elisabetta Fabri, da Dicembre 2024 presidente di Confindustria Alberghi, una delle principali associazioni di categoria del settore turistico-ricettivo, componente rilevante del quadro del turismo alberghiero in Italia. La Fabri è entrata nel dibattito a gamba tesa, affermando “Il Regolamento di Firenze è un passo avanti, una scelta coraggiosa che guarda all’interesse collettivo e alla sostenibilità del turismo di qualità”
Elisabetta Fabri, fiorentina, è dal 2011 alla guida di Starhotels, gruppo alberghiero italiano di lusso, creato dal padre Ferruccio nel 1980, e sempre rimasto di proprietà della famiglia. Attualmente gestisce 31 hotels, 4200 camere, 2 milioni di ospiti annui, 1200 dipendenti (55% donne). E’ stata nominata nel 2019 dal Presidente Mattarella, Cavaliere del Lavoro.
Proprio nel 2011 ebbe l’intuizione di raccogliere l’invito del sindaco Renzi a restaurare a proprie spese, al costo di 15mila euro (con detrazione fiscale del 19%) la cinquecentesca Madonna del Velo di Raffaello, poi esposta al MUDI. Passano tre anni e lo stesso Renzi, questa volta da premier, le affida un incarico da 40mila euro l’anno nel cda di Poste Italiane Spa.
A Luglio 2015 viene poi nominata membro del CDA di Toscana Aeroporti Spa (presidente il ben noto Marco Carrai). L’incarico dura fino ad Aprile 2023, quando Fabri rassegna le dimissioni, decisione motivata dai numerosi impegni professionali concomitanti ed indifferibili. Anche qua lo zampino di Renzi è chiaro: il nome di Elisabetta Fabri viene caldeggiato dall’azionista di maggioranza, Corporación América Italia Spa, legato al magnate argentino Eduardo Eurnekian, che ha avuto un ruolo significativo durante i mandati dello stesso Renzi prima come Sindaco di Firenze e poi come Presidente del Consiglio, come sostenitore di Renzi. Ci sono state accuse di conflitto d’interessi legate al fatto che Renzi, durante il suo mandato da Sindaco di Firenze, abbia favorito progetti di Eurnekian, come il progetto per la costruzione del nuovo aeroporto di Firenze.
L’inchiesta giudiziaria che ne è conseguita ha indagato su presunti conflitti d’interessi tra Renzi e Eurnekian durante la sua gestione del Comune di Firenze, ma non ha portato a condanne. Pur anche in mezzo alle lungaggini burocratiche ben note,, Renzi ha comunque sempre “promesso” a Eurnekian (non si sa in quale veste istituzionale) che la pista dell’aeroporto di Firenze comunque si farà.
Nel frattempo, nel luglio 2017, grazie al cosidetto “Art-Bonus” il gruppo Starhotels finanzia il restauro delle balaustre del Piazzale Michelangelo per 1 milione di €, 65% dei quali il finanziatore potrà recuperare grazie ad un credito di’imposta previsto dalla legge (il netto finanziato è quindi di circa 350.000€). Il sindaco Nardella partecipa al taglio del nastro assieme alla Presidente di Starhotels, Elisabetta Fabri.
La Fabri poi ritorna agli onori delle cronache nel 2022: dopo un’odissea iniziata nel 2014 (complice, guarda il caso, ancora una volta Matteo Renzi), la vicenda dell’ex Teatro Comunale sembra avere un termine. Tralasciando i particolari della vicenda Nikila srl di proprietà del manager Luigi d’Agostino, in affari ed in società con la famiglia Renzi, operazione poi naufragata per le note vicende giudiziarie dello stesso D’Agostino, risalta la cifra per la quale si sarebbe dovuta concludere l’operazione: 25 milioni di € a fronte di un immobile di pregio, in centro storico, valuto pochi anni prima 44 milioni di €. Si deve ricordare che nel 2009 I’ex Teatro Comunale fu (s)venduto dal Comune di Firenze (sindaco Renzi) a Cassa Depositi e Prestiti, alla Direzione della quale siedeva Matteo del Fante, altro manager da sempre vicino a Renzi, e poi nominato da Renzi stesso nel 2014 AD di Terna. La vendita per 23 milioni di € fu pressochè obbligata, poichè, per non sforare il patto di stabilità, c’era bisogno di denaro fresco, mentre nel frattempo le prime due aste erano andate deserte. E’ quindi a maggio 2022 che entra nell’affare il gruppo Starhotels, che firma un accordo con Hines e Blue Noble, joint venture che nel 2020 ha acquisito lo storico edificio con un progetto di riconversione in complesso residenziale di alta qualità (oltre 150 appartamenti di lusso destinati ad affitti di medio e breve periodo), prendendosi in carico la gestione dell’intera iniziativa.
Il sito internet descrive il Teatro Luxury Apartments – Starhotels Collezione come “la nuova proposta di residenziale di alta gamma in affitto, rivolta soprattutto a clienti alla ricerca di soluzioni abitative uniche per vivere un’esperienza fiorentina autentica di breve-medio periodo. Il progetto di riqualificazione dell’ex teatro Comunale, che prevede anche una componente di appartamenti in vendita, si propone come obiettivo non solo quello di valorizzare l’immobile, ma anche l’area circostante, dove verrà sviluppata una nuova piazza”.
Il gruppo Starhotels è comunque un fiore all’occhiello dell’hotellerie italiana: in continua espansione, con una presenza internazionale a Londra, New York, Parigi e altre destinazioni, Starhotels si distingue per l’attenzione al servizio e l’eleganza dei suoi hotel, che spaziano da 4 a 5 stelle. Non è un caso quindi che circa 2 mesi fa sia stato approvato da un pool di banche un maxifinaziamento di 350 milioni di € per favorire l’acquisizione di nuove strutture ricettive. A puro termine di paragone, 350 Milioni di Euro sono 1000 volte il costo che Starhotels ha contribuito per le sopramenzionate balaustre del Piazzale Michelangelo.
Tutta questa intricata matassa, questo risiko di “do ut des”, ci porta alle notizie recenti, quando vengono resi pubblici i finanziatori della campagna elettorale di Sara Funaro nella corsa a sindaco di Firenze. Non troviamo nell’elenco ufficiale Starhotels, ma una certa attenzione del settore alla poi eletta sindaca è testimoniata da un finanziamento di 15.000 € da parte di Leeu Collection (Collegio alla Querce) e di 20.000 € da parte di Ldc Italian Hotels (Palazzo Portinari Salviati). Tutti regolarmente elencati nell’apposita pagina dedicata alla trasparenza della sindaca Funaro. Ed è proprio qui che si torna al punto di partenza, con una visione — si spera — più chiara del ruolo centrale che il settore alberghiero ha avuto nello sviluppo del turismo a Firenze, e di come questo processo sia stato inevitabilmente intrecciato con la politica locale e non solo.
Il plauso alle inziative di contenimento degli affitti brevi, prima della Regione Toscana e poi del Comune di Firenze trova conferma nell’affermazione della stessa Fabri di nemmeno un mese fa che “Il fenomeno delle locazioni turistiche, in costante espansione, ha un impatto diretto sul tessuto sociale delle nostre città e non può contituare a svilupparsi in modo incontrollato”, dichiarazione che sancisce, se ce ne fosse stato bisogno, la frattura quasi insanabile tra i due mondi, l’alberghiero ed i property managers degli affitti turistici. Guardando ai provvedimenti adottati, emerge la sensazione di un netto sbilanciamento a favore del primo, mentre i piccoli proprietari vengono spesso equiparati a speculatori, senza alcuna distinzione normativa tra chi possiede una sola unità e chi ne gestisce dieci o cento. Un classico esempio di “divide et impera” applicato al mercato immobiliare turistico.
In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci, forse entro Giugno, sull’impugnazione del Consiglio dei Ministri che ha sollevato questioni di legittimità costituzionale riguardo alle nuove disposizioni sugli affitti brevi e sulle attività ricettive extra – alberghiere, una sentenza di Aprile 2025 del Consiglio di Stato, relativa al caso di Sirmione, ha dato una speranza ai piccoli proprietari: “l’attività di locazione turistica esercitata in forma non imprenditoriale, non rientra nel raggio d’azione dei poteri di inibizione dei Comuni. I poteri comunali non potranno dunque regolamentare il fenomeno.”
E’ chiaro che una normativa a livello nazionale permetterebbe di colmare quel vuoto legislativo, ora più che mai cruciale, visto che il fenomeno è da tempo sfuggito di mano un po’ a tutti gli attori, con le conseguenze che vediamo nelle nostre città, in primis la “fuga” dei residenti dai centri storici, ma anche, a cascata, una vera e propria emergenza abitativa della quale il settore turistico delle locazioni brevi viene additato come principale indiziato. Tanto da esporlo a iniziative (l’ultima della serie sono gli adesivi “Ci prendete per bischeri” sui tastierini dei BnB) definite dagli autori “simboliche”, ma che a tutti gli effetti indirizzano puntano il dito contro una sola parte del problema.
Alla base di tutto ci sono scelte urbanistiche miopi, che da tempo hanno spinto i fiorentini lontano dal centro storico. Quest’ultimo è diventato sempre meno adatto alla vita quotidiana delle famiglie, penalizzato da accessi limitati, difficoltà logistiche e da una crescente desertificazione commerciale.
Nell’attesa della sopracitata sentenza.
Foto: Copyright Fotocronache Germogli