Dissesto idrogeologico, aeroporto, sanità e inchieste: sotto la cenere del voto toscano covano vecchi problemi mai sopiti. E per il governatore “eterno”, la luna di miele è già finita
Di Nadia Fondelli
Una settimana dopo la riconferma, Eugenio Giani è di nuovo al centro del palcoscenico politico toscano, ma dietro il sorriso da eterno mediatore e la vittoria sbandierata come un successo personale, si nasconde un inizio di legislatura tutt’altro che sereno. Più che una marcia trionfale, quella di Giani somiglia a una corsa a ostacoli: la sua scrivania trabocca di fascicoli che scottano, dossier rimasti irrisolti dal primo mandato e nuove emergenze che si affacciano minacciose all’orizzonte.
Il governatore si ritrova così a gestire una maggioranza“campo largo” che di largo ha soprattutto la distanza tra i suoi componenti: una coalizione politicamente eterogenea, fragile nei numeri e spaccata su temi cruciali come aeroporto, sanità e gestione dei fondi europei. Il Pd, pur rimanendo la colonna portante, non ha più la forza egemonica di un tempo; la sinistra radicale scalpita, i centristi della Casa Riformista fanno i conti con i loro equilibri e il Movimento 5 Stelle gioca la carta della sopravvivenza politica.
Sullo sfondo, un’astensione record che ha lasciato alle urne meno di un toscano su due: un dato che pesa come un macigno sulla legittimità politica di un governatore che dovrà ora riconquistare la fiducia di una regione stanca, diffidente, e sempre più distante dalla politica.
Nel frattempo, i dossier che si accumulano sulla sua scrivania non aspettano. Alcuni arrivano da lontano — come il rebus del nuovo aeroporto di Firenze o la vicenda infinita dell’Alta Velocità — altri esplodono con urgenza: dissesto idrogeologico, sanità territoriale al collasso, crisi industriali e vertenze mai chiuse. Poi ci sono i temi più “sensibili”: inchieste giudiziarie che lambiscono la politica, grandi opere osteggiate e tensioni interne che rischiano di trasformare la Toscana nel laboratorio di un’instabilità permanente.
Dieci fascicoli, dieci trappole politiche. Tutti pronti ad aprirsi come mine sotto i piedi del governatore.
FASCICOLO 1 – La governabilità
Il primo dossier, il più scomodo, è quello della legittimità politica del consenso. L’affluenza alle urne ha toccato un record negativo: solo il 47% dei toscani ha votato. Di quel 47%, Giani ha raccolto il 53,92%. Tradotto: meno di un toscano su quattro lo ha effettivamente scelto. Il vero vincitore è l’astensionismo, segno di una profonda sfiducia verso una politica percepita come distante e autoreferenziale, che si ricorda dei cittadini solo al momento del voto.
La “maggioranza larga” che ha permesso a Giani di battere Tomasi è in realtà una mosaico fragile, tenuto insieme da compromessi. Ora che si passa dalle promesse ai fatti, il presidente dovrà tenere in equilibrio anime politiche diversissime: dal Pd (15 consiglieri più il presidente) ai 4 di Casa Riformista, ai 3 di AVS, ai 2 del M5S. L’opposizione, forte di 16 seggi, osserva compatta. Aeroporto e acqua pubblica saranno i primi banchi di prova.
FASCICOLO 2 – Il caso Prato
Il “caso Bugetti” resta una spina nel fianco per il centrosinistra toscano. Le dimissioni lampo della sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, indagata per corruzione per fatti risalenti al suo periodo da consigliera regionale, hanno riacceso i riflettori su rapporti opachi fra politica, imprese e urbanistica. Ogni sviluppo giudiziario potrebbe trasformarsi in miccia per una crisi di maggioranza, rendendo necessario un equilibrio delicatissimo tra prudenza e trasparenza.
FASCICOLO 3 – Alluvioni e dissesto idrogeologico
Frane, esondazioni, allagamenti: la Toscana è una regione fragile. Dopo gli ultimi eventi drammatici, non basta più invocare i cambiamenti climatici.
La verità è che il territorio è stato violentato da decenni di cementificazione selvaggia. I recenti sopralluoghi ministeriali in Valdarno, Mugello e nella Piana fiorentina hanno mostrato una situazione allarmante: opere ferme, cantieri infiniti, burocrazia paralizzante e piani di protezione civile inesistenti o datati.
C’è ancora chi aspetta gli interventi promessi dopo l’alluvione del 1966.
FASCICOLO 4 – L’aeroporto di Firenze: sì o no?
Il dossier più esplosivo. A inizio settembre, la Commissione VIA-VAS ha dato parere favorevole al masterplan dell’aeroporto di Peretola, ma con 13 prescrizioni vincolanti che complicano l’iter. Nella maggioranza, però, c’è chi sull’opposizione alla nuova pista ha costruito la propria vittoria elettorale.
Giani dovrà mediare tra chi spinge per “sviluppo e competitività” e chi difende la tutela ambientale e la salute dei cittadini della Piana. Il rischio di una frattura politica è altissimo.
FASCICOLO 5 – Alta velocità e il rebus del passante
Un altro dossier “eterno”: quello dell’Alta Velocità e del passante fiorentino. Tra ritardi, contenziosi, ditte fallite, terre di scavo spacciate per virtuose e poi scoperte pericolose, il progetto resta impantanato. Il collegamento “people mover” tra la nuova stazione Belfiore e Santa Maria Novella, annunciato in pompa magna anni fa, è addirittura sparito dai radar. Il rischio è che la “grande opera” resti solo sulla carta, inghiottita da anni di sprechi e burocrazia.
FASCICOLO 6 – Sanità territoriale
La tenuta del sistema sanitario toscano è al limite. Mancano medici e infermieri, le liste d’attesa si allungano, i pronto soccorso scoppiano. La Corte dei Conti ha già richiamato la Regione per il buco di bilancio che ricordiamo essere i due terzi del bilancio regionale: fallire qui significherebbe perdere la fiducia dei cittadini.
FASCICOLO 7 – PNRR e fondi europei
La gestione dei fondi e del Pnrr è la vera prova del nove per il nuovo governo regionale. Nonostante qualche buon risultato nella programmazione agricola (PSR), la Toscana è in grave ritardo sull’attuazione dei progetti Pnrr. Serve una struttura operativa più efficiente, trasparenza e coordinamento reale tra Regione, Comuni e Governo centrale. Il tempo sta per scadere.
FASCICOLO 8 – Le crisi sociali: Piombino, Pontedera, Livorno
La Toscana produttiva è in sofferenza profonda. A Pontedera, la Piaggio è in crisi; a Piombino, il polo siderurgico è un rebus di accordi, promesse e rinvii; a Campi Bisenzio e Firenze la vicenda ex Gkn resta un simbolo di vertenza irrisolta. Senza una visione industriale chiara e senza politiche attive del lavoro, il rischio è quello di un autunno caldo che metta a dura prova la tenuta sociale della regione.
FASCICOLO 9 – Il termovalorizzatore di Scarlino
Altro dossier bollente: il vecchio impianto di Scarlino, finito al centro di indagini per possibili sversamenti inquinanti e procedure di bonifica mai completate.
Tra sospetti, accuse e mancate risposte, il caso rischia di diventare un boomerang politico e ambientale.
FASCICOLO 10 – Impianti eolici e la falsa transizione green
Villore, Corella e il caso Maremma: l’eolico divide la Toscana. Quella che doveva essere la “rivoluzione verde” rischia di trasformarsi in nuovo consumo di suolo e speculazione ambientale. Centinaia di ettari di montagna vengono spianati per installare torri e pale: non tutti sono disposti ad accettarlo. Anche qui, Giani dovrà camminare su un filo sottile, cercando di non perdere né voti né alleati.
La rielezione di Eugenio Giani consegna quindi alla Toscana una duplice sfida: convertire le promesse elettorali in azioni concrete e tenere insieme una coalizione poco eterogenea minacciata da troppi dossier scottanti. Sulla sua scrivania, più che fascicoli, ci sono bombe a orologeria politiche e giudiziarie: solo esperienza e abilità potranno impedire che esplodano.
Foto: Copyright Fotocronache Germogli