FOCUS LFCV | Il PD toscano tra divisioni e immobilismo: una vittoria che rischia di diventare un boomerang

GERMOGLI PH 17 OTTOBRE 2025 FIRENZE TEATRO PUCCINI FESTA ELEZIONE PRESIDENTE TOSCANA EUGENIO GIANI NELLA FOTO

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Tra rinvii, contraddizioni e scontri interni, la vittoria alle regionali si trasforma in un test di sopravvivenza politica. L’immobilismo politico del PD minaccia di bloccare la Toscana per i prossimi cinque anni

 

Di Roberto Vedovi

Il Partito Democratico toscano, ancora ebbro della vittoria alle regionali del 12-13 Ottobre 2025, si trova intrappolato in un groviglio di divisioni interne che potrebbero renderlo incapace di tradurre il trionfo elettorale in una guida efficace per la Toscana. Dalle questioni simboliche come la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese al caos sulla gestione dell’acqua pubblica, fino al travagliato percorso per la stessa nomina di Eugenio Giani, il PD è apparso dilaniato tra l’ala schleiniana, più progressista, e quella riformista, ancorata a un pragmatismo del passato. Questo scontro continuo potrebbe portare a un immobilismo che, ora che il PD ha il dovere di governare la regione per i prossimi cinque anni, rischia di tradire le aspettative dei toscani, condannando la regione a una stagnazione imperdonabile.

La vicenda della Commissione 7 del Comune di Firenze, che ha annullato all’ultimo minuto la discussione sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, relatrice ONU per i Territori Palestinesi, è un esempio lampante. La proposta, sostenuta con entusiasmo dall’ala schleiniana per marcare una posizione progressista, si è scontrata con l’opposizione dei riformisti. Invece di affrontare il dibattito con chiarezza, il PD ha optato per un rinvio, giustificato con la dubbia scusa dell’indisponibilità della presidente Stefania Collesei. Questa scelta ha messo a nudo la fragilità di un partito che preferisce eludere le proprie contraddizioni piuttosto che risolverle.

Più grave è l’ insdecisione sulla gestione dell’acqua pubblica e della multiutility Plures. La gara dell’Autorità Idrica Toscana (AIT) per il nuovo socio privato di Publiacqua – 30% delle quote, un valore di circa 4 miliardi di euro – è al centro di un dibattito riacceso dalla campagna elettorale, con M5S e Alleanza Verdi-Sinistra (AVS) che premono per la ripubblicizzazione dell’acqua. Dodici Comuni azionisti di Plures hanno già chiesto di rinviare la gara al 2026 e di valutare un ritorno alla gestione pubblica, anche attraverso il riacquisto delle quote di Acea (100-150 milioni di euro). Ma Firenze, Comune capofila, tentenna. La sindaca Sara Funaro, stretta tra la spinta schleiniana per l’acqua pubblica e l’eredità riformista di Dario Nardella, che difende la struttura industriale di Plures, non prende posizione. In commissione consiliare, la mozione M5S per sospendere la gara è stata rimandata, con il riformista Enrico Conti che difende l’attuale assetto e lo schleiniano Valerio Fabiani che apre alla ripubblicizzazione. Questo stallo, su un tema cruciale per i cittadini, dimostra un PD incapace di decidere, lasciando la Toscana senza una visione chiara su una risorsa vitale.

Il ritardo nella nomina di Eugenio Giani come candidato governatore per le elezioni regionali del 2025 è un altro esempio dell’incapacità del PD di agire con coesione. Giani, figura riformista con radici socialiste, non è stato confermato subito dal PD nazionale: l’ala schleiniana, orientata a sinistra, ha esitato, cercando un candidato più progressista per non alienare alleati come M5S e AVS. Questi ultimi, in passato, hanno avuto rapporti burrascosi con il PD: nel 2020, la senatrice M5S Paola Taverna attaccò duramente il partito, con insulti pesanti che definirono i suoi esponenti in termini gravemente offensivi, segnando una frattura profonda. Eppure, nell’agosto 2025, Taverna ha firmato un patto con Giani, un accordo programmatico in 23 punti che ha sancito un’alleanza di convenienza, ma non ha cancellato le tensioni di fondo. Intanto, i riformisti locali insistevano per Giani, convinti che il PD potesse vincere in Toscana senza il “campo largo”. Questo stallo, accompagnato da una lettera aperta dei circoli PD a Elly Schlein ed il segretario regionale Emiliano Fossi per superare l’indecisione, ha ritardato la campagna elettorale, frammentando la coalizione e favorendo l’ascesa di “Casa Riformista” di Matteo Renzi (8,6% dei voti). Sebbene Giani sia stato rieletto, il PD è crollato da 22 a 14 seggi in Consiglio Regionale, un prezzo pagato per la sua incapacità di compattarsi.

Queste vicende – Albanese, acqua pubblica e la nomina di Giani – sono sintomi di un PD incapace di superare le proprie divisioni interne, preferendo rinvii e compromessi a decisioni coraggiose. La vittoria alle regionali ha mascherato temporaneamente queste fratture, ma il centrosinistra toscano, spinto a sinistra da AVS e M5S, è davanti a un vicolo cieco. L’ampliamento dell’aeroporto di Peretola ne è un esempio: il PD è quasi unito nel sostenerlo, ma si scontra con la ferma opposizione di AVS, M5S e dissidenti interni come Matteo Biffoni e Ilaria Spinelli, senza trovare la forza di imporre una linea.

E come se non bastasse, la formazione della nuova giunta regionale si preannuncia un altro banco di prova: conciliare le anime della maggioranza – schleiniani, riformisti, AVS e M5S – sarà un’impresa ardua, con il rischio concreto di un compromesso al ribasso, dove le nomine degli assessori saranno guidate più dalla necessità di bilanciare le fazioni che dalle competenze e dagli interessi della Toscana. Questo immobilismo minaccia di trasformare i prossimi cinque anni in un periodo di stagnazione, con decisioni cruciali rimandate e la regione privata di una guida decisa.

Il PD toscano non può più permettersi di navigare a vista, nascondendosi dietro rinvii e ambiguità. Sara Funaro, sindaca di Firenze, ha il dovere di uscire dal silenzio e prendere posizione, dall’acqua pubblica alle infrastrutture strategiche. I toscani meritano una classe dirigente che governi con determinazione e trasparenza, non un partito che si perde in equilibrismi per placare le sue fazioni. Dopo l’esultanza per la vittoria, il PD ha l’obbligo di governare la Toscana con coraggio e visione. Se non troverà una sintesi politica, i prossimi cinque anni rischiano di essere un’occasione sprecata, e la regione pagherà il prezzo di un partito che ha preferito la comodità delle indecisioni al bene comune.

Foto: Copyright Fotocronache Germogli