FOCUS LFCV | Il tetto-giardino del Social Hub, un’oasi “green” ad alto costo ambientale

GERMOGLI PH: 29 MAGGIO 2025 FIRENZE VIALE BELFIORE INAUGURAZIONE TERRAZZA GIARDINO ROOFTOP CON PISCINA DEL SOCIAL HUB HOTEL STUDENTATO COWORKING
Dietro la retorica sostenibile del Social Hub si nascondono consumi energetici spropositati,
e una visione discutibile del verde urbano

 

Di Nadia Fondelli

Nei giorni scorsi ha trovato ampio spazio sui quotidiani fiorentini la notizia dell’inaugurazione della “terrazza panoramica con giardino pensile più grande della città.”, “Un parco urbano sopraelevato che unisce natura, architettura e una visione contemporanea dello spazio pubblico. Un’apertura che rappresenta l’ultima parte dell’importante progetto di rigenerazione urbana che ha trasformato un’area abbandonata da anni in un luogo brioso creato per accogliere i fiorentini”.

Potrei continuare a leggere la cronaca dell’inaugurazione del tetto giardinato del Social Hub di viale Belfiore, redatta da alcuni colleghi — che non citerò, per rispetto del loro lavoro e del loro dovere — chiamati a parlare (bene) di qualcosa su cui sarebbe meglio tacere, o parlare in termini ben più critici e articolati. Risulta difficile, infatti, definire settemila metri quadri di tetto sopra quattro parallelepipedi di cemento un vero e proprio parco cittadino; un parco, peraltro,

“in cui la vegetazione dialoga con l’ambiente urbano, progettato per accogliere e ispirare”, “aperto a tutti, che offre un’esperienza piacevole tra percorsi sinuosi in pavimentazione morbida, angoli con amache, giochi per bambini, tavoli da picnic, una lunga pergola fiorita, che creano un paesaggio in movimento, pensato per ogni età, stagione e momento della giornata”; “500 metri quadri di prato, 3.500 piante perenni, 600 arbusti, 55 alberi… Non solo, una superficie permeabile di oltre 1.000 mq che contribuisce alla mitigazione del calore urbano, rendendo l’area un rifugio verde anche durante l’estate”.

Peccato che i 500 metri quadri di prato tanto decantati corrispondano più o meno a un quinto di un campo da calcetto. E 55 alberi piantati (su un tetto!) sono un’inezia in confronto agli oltre 1.000 che il Comune sacrifica in nome di un mezzo di trasporto progettato oltre 40 anni fa.

Il secondo Social Hub fiorentino, che fa capo a fondi d’investimento olandesi con i favori delle amministrazioni fiorentine compiacenti, si è preso anche l’ex area Fiat di Belfiore. Dopo il “palazzo del sonno” di viale Lavagnini, ora cerca di farsi una verginità raccontando favolette green. E quasi tutti abboccano. Ha abboccato l’amministrazione Nardella, che ha “facilitato” Charlie MacGregor, CEO e fondatore di TSH, convinto (forse) di aver trasformato “un grande buco” in un luogo “d’innovazione, aperto a tutta la città”. Ha abboccato l’attuale assessore allo sviluppo economico del Comune di Firenze, Jacopo Vicini, che — nell’entusiasmo dell’inaugurazione di alcuni mesi fa — ha affermato che la struttura, oltre a colmare un vuoto urbano, “ha portato occupazione”, senza però precisare che si tratta di sole 50 persone, per lo più occupate indirettamente e “a chiamata”, con contratti che meriterebbero un’attenta analisi. Hanno abboccato molti editori, che hanno dato e continuano a dare ampio spazio al mega finto studentato composto da quattro parallelepipedi grigi e anonimi, all’interno dei quali si trova un formicaio di 550 piccole camere (circa 16 mq ciascuna), con prezzi che partono da 1.256,29 euro al mese per una standard, 1.344,13 euro per una queen, fino ad arrivare a circa 1.400 euro per una executive. Cifre assolutamente insostenibili per qualsiasi studente.

Con l’inaugurazione del tetto-giardinato si è chiuso un cerchio di bugie. Ve lo dimostrerò: di green, di ambientalista e di sostenibile, in questo progetto non c’è nulla. Lo farò usando i numeri, che sono meno smentibili delle parole.

Fotocronache Germogli: 29 Maggio, Inagugurazione del Social Hub Viale Belfiore

Vi siete mai chiesti quanto impatta sull’ambiente e sulle risorse naturali ogni singola struttura alberghiera? Secondo Consumption and Environment 2012, il documento dell’Unione Europea che monitora i consumi in Europa e le loro conseguenze sull’ambiente, il turismo è la quarta causa di inquinamento ambientale e di produzione di CO₂. Dopo i trasporti, le strutture ricettive giocano il ruolo più rilevante, essendo responsabili di circa il 21% delle emissioni legate all’intero sistema turistico (Fonte: UNWTO-UNEP Report 2008, Climate Change and Tourism).

Basta leggere i dati relativi a due risorse fondamentali: energia e acqua. Cominciamo con la prima: una stanza d’albergo consuma mediamente 21 kWh di energia per presenza giornaliera. Una famiglia tipo di quattro persone, che utilizza anche gli elettrodomestici comuni, consuma tra gli 8 e i 10 kWh al giorno. Ogni singolo membro consuma quindi tra i 2 e i 2,5 kWh. Un singolo ospite in hotel consuma quindi più del doppio di quanto consuma, in media, un’intera famiglia, e dieci volte di più di un singolo componente. Veniamo all’acqua: Il consumo medio giornaliero pro capite è di circa 220 litri. Per una famiglia di quattro persone si arriva quindi a circa 880 litri al giorno. Le strutture ricettive consumano ogni giorno grandi quantità d’acqua, e non sono certo le piscine o le spa a incidere maggiormente (solo il 4% del totale), ma le singole stanze. Ogni presenza in stanza (che incide per il 39% del totale) può arrivare a consumare 645 litri di acqua al giorno. In questo caso, una singola persona consuma quasi quanto una famiglia intera.

La Firenze che si professa green e condanna a morte migliaia di alberi è la stessa che festeggia la nascita di una struttura che, a pieno regime, consumerà in un solo giorno più energia di quella che consuma un supermercato in un anno (11.550 kWh) e tanta acqua quanto ne serve per riempire ogni giorno una piscina di circa 3 metri per 6.

Ma il verde del futuro nella Firenze funariana è sui tetti — che diventano falsi parchi urbani (a pagamento) — mentre i veri parchi urbani, quelli con alberi centenari che affondano le radici nella terra viva, vengono amputati per far passare un treno concepito negli anni Novanta.

Foto: Copyright Fotocronache Germogli

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