EPISODIO 4 – VIA DI NOVOLI E LA RIGENERAZIONE CHE VORREI
Noi di LFCV non siamo contrari al concetto della “Terza Torre” in sé. L’oggetto della nostra critica — che questa inchiesta ha inteso mettere in luce — è l’impostazione di fondo di questa operazione, espressione di una visione del potere che appare sempre più incapace di aprirsi a un confronto genuino con il territorio che governa. Questa impostazione si è poi traslata in un progetto che, nonostante i suoi pregi, è apparso ai cittadini come estraneo, calato dall’alto e chiuso in se stesso.
Un approccio di questo tipo non sarà in grado di contribuire concretamente a uno sviluppo sostenibile del quartiere di Novoli, né di rilanciare il quartiere come nodo strategico all’interno della città, come ci si sarebbe aspettati da un progetto di tale portata.
Continuiamo a credere, invece, nella necessità di interventi di respiro ampio e partecipato, ispirati alle migliori pratiche europee, e capaci di coinvolgere un’ampia pluralità di attori fin dalle prime fasi della progettazione. Solo attraverso processi strutturati di reale partecipazione civica è possibile generare vantaggi concreti per il territorio, consolidare un reale consenso pubblico intorno al progetto, e assicurare un ritorno d’immagine solido e duraturo per il committente, che in questo caso è la pubblica amministrazione della nostra regione. Insomma, un guadagno per tutti.
Un’occasione perduta, o ci sono speranze?
A Novoli è necessario un intervento che non si limiti a fornire nuovi uffici e spazi per la sede della Regione, ma che sappia anche risanare una voragine decennale e riconnettere questo grande lotto al contesto urbano circostante, trasformando l’area in un nuovo centro che sia rappresentativo, ma vitale e perfettamente integrato nel contesto del quartiere. Ci si aspetterebbe, da un concorso internazionale di questa scala, di vedere proposte che possano offrire al quartiere un’autentica possibilità di riscatto urbanistico. Progetti in grado di ricucire questo evidente vulnus territoriale col contesto, e di contribuire alla creazione di un nuovo cuore civico per un quartiere che, di vere piazze pubbliche, ne conta ben poche.
Una proposta simile è stata effettivamente avanzata. Il progetto dello studio milanese GBPA Architetti, scartato nella seconda fase del concorso, va esattamente in questa direzione, distinguendosi per una concezione urbanistica integrata e un approccio progettuale focalizzato sull’ottimizzazione delle relazioni sociali e spaziali del contesto urbano. Il progetto pone al centro l’integrazione dei nuovi edifici con il tessuto del quartiere, immaginando una grande piazza pubblica che funge da “hub” e nuovo fulcro per Novoli. Insieme all’auditorium vetrato di forma ovale, gli specchi d’acqua e l’area alberata — entrambi aperti alla cittadinanza — questa piazza è pensata come spazio di aggregazione pienamente accessibile e trasparente, in sintonia con le migliori pratiche di apertura e dialogo tra architettura e spazio pubblico.
Durante un confronto con i progettisti Antonio Gioli e Federica de Leva, è emersa con chiarezza l’intenzione di adottare modelli consolidati di rigenerazione urbana, primo fra tutti quello di Piazza Gae Aulenti a Milano: un nodo strategico e motore di trasformazione del quartiere Porta Nuova, catalizzatore di nuove relazioni sociali e attività quotidiane che ha restituito vitalità a un’intera area un tempo degradata della città. Allo stesso modo, GBPA ha immaginato per Novoli una grande piazza aperta e permeabile, pensata come autentico centro di aggregazione per i cittadini, capace di restituire identità e centralità a un quartiere da tempo in attesa di un vero riscatto.
L’ingresso si articola in una reception monumentale a tutta altezza, che funge da spazio di connessione tra i due edifici (le due “torri”) esistenti e la nuova torre. Questo atrio trasparente e luminoso, concepito come luogo di attraversamento ma anche di incontro, simboleggia l’apertura dell’istituzione verso l’esterno e sottolinea il valore civico del progetto.
Coerente con questa impostazione, anche l’Aula del Consiglio regionale è stata pensata come un volume pienamente trasparente, posta al primo piano e sospesa a sporgenza sulla piazza, attraverso una vetrata a tutta altezza. In questo modo, l’aula consiliare si affaccia letteralmente sulla vita del quartiere, permettendo a chi si trova nella piazza di percepire le attività istituzionali in corso: un gesto di straordinaria potenza simbolica, che sottolinea la volontà di rendere il governo regionale visibile, accessibile e partecipe della vita pubblica.
Non meno significativa è la scelta di dotare la piazza di un auditorium pubblico, anch’esso affacciato sulla piazza e completamente aperto al quartiere. L’auditorium è stato concepito per essere sempre attivo, in grado di ospitare eventi e iniziative culturali in ogni momento della giornata. Pur essendo gestito dalla Regione, è stato pensato per poter essere affidato anche ad attori esterni, garantendone così una programmazione ricca, continua e diversificata. L’obiettivo è dare vita a uno spazio vivo, inclusivo, destinato non solo alla cultura istituzionale, ma anche alla creatività diffusa e alla partecipazione civica.
La proposta si completa con una serie di funzioni accessorie pensate per arricchire la qualità della vita nel quartiere e contribuire alla sostenibilità economica dell’intervento. Sono previsti una caffetteria, uno spazio museale e aree dedicate a eventi temporanei. Inoltre, il progetto include la possibilità per spazi commerciali e retail, non solo come fonti di redditività, ma come strumenti per attivare dinamiche economiche locali e incentivare la frequentazione quotidiana della piazza da parte dei residenti.
Sul piano architettonico, la torre progettata da GBPA si sviluppa su solo dieci piani, coerente con le altezze di altri edifici circostanti di Via di Novoli, diversamente dalla torre da quattordici piani prevista nel progetto vincitore. Questa differenza non è soltanto formale, ma esprime una precisa volontà progettuale: evitare l’imposizione di un segno architettonico dominante e potenzialmente estraniante, preferendo invece un’integrazione armonica con lo skyline esistente e una scala più umana, rispettosa del tessuto urbano.
Piazza o torre: due idee di città
La Terza Torre, almeno per ora, sembra in stand-by. Se realizzata, potrebbe diventare l’ennesimo monumento a un potere che guarda la città dall’alto, ma fatica a comprenderla. Un’opera nata senza ascolto, cresciuta senza dialogo, e imposta su un quartiere che da anni attende non solo cemento, ma visione, relazioni, spazi condivisi.
Novoli non ha bisogno di una fortezza istituzionale, ma di quel cuore urbano che gli è sempre mancato. Il progetto che abbiamo mostrato in questo episodio non è solo un’alternativa formale, ma parla di un’idea diversa di città. Non si limita a riempire un vuoto urbano, ma punta, tramite la forza dell’architettura, a sanare una frattura profonda: quella tra istituzioni e cittadinanza. La sua esclusione lascia l’amaro sapore delle occasioni perse, ma rimane la speranza che, fosse anche solo per salvare la faccia, dai piani alti del potere arrivi finalmente un cambio di rotta, e la politica trovi il coraggio di uscire dalle sue stanze e sedersi, davvero, al tavolo del dibattito pubblico.
Perchè, in una città che troppo spesso predica inclusione ma pratica esclusione, fa ancora più rumore il silenzio di chi sceglie di non scegliere il dialogo.
Immagine: © GBPA Architects
Leggi anche gli altri episodi:
Focus LFCV | La Terza Torre, Via di Novoli e la rigenerazione che vorrei (Episodio 1)
Focus LFCV | La Terza Torre, Via di Novoli e la rigenerazione che vorrei (Episodio 2)
Focus LFCV | La Terza Torre, Via di Novoli e la rigenerazione che vorrei (Episodio 3)