Il viaggio lungo 22 anni di Mario Razzanelli tra l’Italia e la Cina e tra Firenze e Ningbo, oggi gemellate.
Dal “Diario cinese” dell’ex consigliere comunale pubblicato su Ningbo Daily.
Mattina del 21 dicembre, Firenze. Il sole obliquo filtra attraverso le antiche vetrate e si posa sul taccuino di Mario Razzanelli. Con gesto attento, piega una proposta firmata a mano e la incolla con cura tra le pagine. «Firenze dovrebbe avere un “Ningbo Day”».
Dopo giorni di lavoro paziente, quella proposta, maturata da tempo, è finalmente arrivata sulle scrivanie dei responsabili del Comune di Firenze e dell’Assessorato alla Cultura.
Questa pagina diventa così un nuovo segno di Ningbo nel “Diario cinese” di Mario. Ventidue anni, sessantotto viaggi intercontinentali.
L’ex consigliere comunale e cittadino onorario di Ningbo ha raccolto attraverso appunti, carte d’ingresso, biglietti aerei, biglietti da visita e dépliant ogni frammento della sua esperienza in Cina e dei suoi legami con Ningbo (gemellata con Firenze).
«Aprendo questo quaderno, i ricordi riaffiorano tutti, come le persone, i momenti», dice Mario accarezzando le pagine. «La Cina è amichevole e affidabile».
Un nuovo mondo
«Carta d’ingresso – Motivo del viaggio: Fiera della moda di Ningbo. Data di ingresso: 18 ottobre 2003…» — Dal taccuino di Mario
Una carta d’ingresso ingiallita riporta Mario indietro di 22 anni. Fu il suo primo passo in Cina. «Durante il viaggio ero molto inquieto, non sapevo cosa avrei trovato», ricorda.
All’epoca erano passati meno di due anni dall’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Molti stranieri avevano ancora una visione stereotipata del Paese, alimentata dai media, e l’epidemia di SARS appena conclusa rendeva molti diffidenti.
Appena sceso dall’aereo, Mario rimase sorpreso.
Niente case polverose o uniformi verdi come si aspettava: prati curati, strade ampie, grattacieli moderni. «Sembrava di essere tornato improvvisamente in Europa», racconta. Ningbo era pulita, raffinata, ben oltre ogni immaginazione.
«Per poco non ho rischiato di perdere un grande Paese, una splendida Ningbo», confessa con emozione.
L’invito in realtà era arrivato già un anno prima. Tre funzionari del governo di Ningbo si erano recati a Firenze per invitarlo al Festival Internazionale della Moda di Ningbo. Ma allora Mario, presidente dell’Associazione dell’abbigliamento maschile di Firenze, capitale mondiale della moda, aveva mostrato scarso interesse, limitandosi a un breve incontro di cortesia.
Ningbo è davvero all’altezza? La Cina può funzionare? Quasi un punto interrogativo stampato sul suo volto.
«Ningbo è la culla dei “sarti della scuola rossa” di Shanghai: qui è nato il primo abito occidentale cinese, il primo negozio di abiti… Se vale o no la pena, basta andarci», gli dissero al secondo invito, l’anno successivo. Oggi è felice di aver accettato.
Alla sede di YOUNGOR vide un gigantesco complesso industriale integrato — filatura, tessitura, tintura, finissaggio e confezione — con attrezzature all’avanguardia. In fiera, marchi indipendenti, tessuti innovativi e di alta qualità. L’energia dell’industria dell’abbigliamento di Ningbo lo colpì profondamente.
«Un mondo completamente nuovo», dice, usando la parola “scioccante”. «La Cina suscita rispetto».
Ma Ningbo non era solo una città avanzata. L’anima di Ningbo è nella sua gente: «Intelligente, sincera nel costruire amicizie, onesta, calorosa e laboriosa», confida Razzanelli.
Un solo viaggio bastò a convincerlo: «La Cina funziona».
Da allora, le delegazioni da Firenze a Ningbo passarono da una persona a circa trenta. Settimane della moda italiana, forum economici, saloni di amicizia sino-italiani si susseguirono uno dopo l’altro.
YOUNGOR, Shanshan, Beyond, Lutz… Il taccuino di Mario si riempì di biglietti da visita dei leader delle aziende tessili di Ningbo. Grazie ai suoi contatti, queste imprese entrarono a Firenze, aprirono centri di design e parteciparono alle più importanti fiere di moda maschile. Gli scambi economici e culturali divennero sempre più intensi.
Un nuovo rapporto
«21 ottobre – La statua in bronzo del David ha trovato casa a Ningbo». — Dal taccuino di Mario
Il 2006 segna una data scolpita non solo nel diario di Mario, ma anche nella memoria delle due città.
Quel pomeriggio, in Piazza del Teatro di Ningbo, alla presenza dei popoli cinese e italiano, la statua in bronzo del David, donata da Firenze, fu ufficialmente collocata, suscitando grande eco in entrambi i Paesi.
Era la prima volta che il Comune di Firenze donava una statua del David a un’altra città, e si trattava allora della più grande opera in bronzo mai regalata da un governo straniero alla Cina.
Dietro i rapporti tra città ci sono le relazioni tra le persone, e l’incontro tra culture.
La sera del 21 ottobre 2005, sulle rive del millenario Lago Moon, tra l’aroma del tè e i mattoni scuri del Museo del Tè di Ningbo, gli ospiti delle due città dialogavano «sul senso della cultura, davanti a una tazza di tè».
Parlando della cultura Hemudu, con 7.000 anni di storia, e di Firenze, culla del Rinascimento europeo, qualcuno lanciò un’idea improvvisa: «E se il David fosse collocato a Ningbo?»
Mario e il vicesindaco di Firenze, Silvana Galli, rimasero sorpresi ed entusiasti: «Un’idea folle, ma geniale».
Eppure le difficoltà erano enormi — tecniche, economiche, politiche.
«Non ero sicura che fosse possibile», ricorda Galli. «Ma Mario aveva una fede incrollabile. Nessun ostacolo lo avrebbe fermato». Il destino, in realtà, aveva già scritto il prologo.
A Palazzo Vecchio è conservata una mappa cinese del XVI secolo, disegnata a mano da un italiano, sulla quale compare chiaramente il nome “Ningbo” in latino, l’unica città il cui nome coincide ancora con quello attuale.
«È qualcosa di così affettuoso e straordinario», dice Mario. «Solo questo basta per rilanciare quell’amicizia e portare il David a Ningbo».
Tornati a Firenze, Razzanelli e Galli si impegnarono instancabilmente, promuovendo Ningbo e la Cina ovunque. Superarono infine gli ostacoli politici, trovarono i fondi e definirono il progetto.
«Non lo diceva solo a me», ricorda Pereira, allora sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino. «Ne parlava al sindaco, agli uffici commerciali, a tutti. Alla fine volevamo andarci tutti».
L’anno successivo, David attraversò mari e montagne.
«Da quel momento, Firenze e Ningbo sono indissolubilmente legate», afferma Mario. «È la testimonianza di un’amicizia sincera e un simbolo della fusione culturale mondiale».
Da allora, la cooperazione tra le due città è fiorita: nel 2008 divennero città gemellate; Ningbo donò a Firenze le copie delle sculture in pietra della dinastia Song meridionale; nel 2011 la statua di Dante trovò posto a Ningbo; nel 2014 aprì il Parco Industriale Italia–Ningbo.
«Quando ho rivisto il David a Ningbo, mi sono profondamente emozionato», racconta Giovanni Bettarini, assessore alla cultura di Firenze. «È familiare, ma anche fonte di ispirazione. Mi ha dato la forza di continuare a promuovere lo scambio tra le due città».
Una nuova era
«HI SEA», l’IP ufficiale del Forum 2025 sulla cooperazione portuale della Via della Seta Marittima, rappresenta Harmony, Innovation, Sincerity, Equitable, All-win. — Dal taccuino di Mario
Il 27 maggio di quest’anno, dopo 18 ore di volo e oltre 10.000 chilometri, Mario, ormai più che ottantenne, è tornato a Ningbo per la 68ª volta.
«Finalmente di nuovo in Cina, finalmente di nuovo a Ningbo!», esclama emozionato.
Era la sua prima visita dopo sei anni, dall’inizio della pandemia. Con passi incerti, sostenuto dal figlio Giulio, ha partecipato al Forum 2025 sulla cooperazione portuale della Via della Seta Marittima.
Oltre 1.000 ospiti internazionali, provenienti da più di 40 Paesi e regioni, e rappresentanti di oltre 900 istituzioni e imprese si sono riuniti all’evento. Mario ha ritrovato vecchi amici, conosciuto nuovi partner e ha commentato: «Ne è valsa davvero la pena».
Poco distante, il Porto di Ningbo-Zhoushan — primo al mondo per volume di merci da 16 anni consecutivi — collega oltre 600 porti in più di 200 Paesi, incarnando una rete globale senza confini.
«Questo è mio figlio, Giulio», presenta spesso il suo “successore”. Cresciuto sotto l’influenza del padre, Giulio, oggi consigliere del Quartiere 3, raccoglie il testimone per dare nuovo slancio all’amicizia tra le due città.
«L’amore di mio padre per la Cina mi ha profondamente influenzato», afferma Giulio. «Voglio continuare la sua missione, venire ancora di più e fare ancora di più».
Una missione che da impegno personale diventa eredità di due generazioni.
La Cina non è una sfida, ma un’opportunità. È il giudizio di padre e figlio, ed è anche una scelta dell’Italia.
Nel marzo 2019, alla presenza dei leader dei due Paesi, Italia e Cina hanno firmato il memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, rendendo l’Italia il primo Paese del G7 a farlo.
«Lo sviluppo della Cina è impressionante», osserva Giulio. «Qui c’è una leadership e un sistema di governo capaci di cogliere le opportunità storiche. Ciò che la Cina fa è importante e influenzerà molti di noi. Per questo la guardiamo con aspettativa e ammirazione».
Attraverso la Via della Seta Marittima si costruiscono reti di porti, commercio e scambi culturali; attraverso la China–CEEC Expo di Ningbo si rafforzano i legami con l’Europa centrale e orientale. Tutto riflette i valori di armonia, innovazione, sincerità, equità e inclusione.
Tornato a Firenze, Mario incolla nel suo “Diario cinese” il biglietto aereo e i materiali del forum.
«Più ci si avvicina, più si comprende, e più si crede», dice chiudendo il quaderno, con lo sguardo fermo e convinto.
