Tra mozioni simboliche e abbattimenti concreti,
dal fronte “verde” arrivano dichiarazioni ideali, ma nessuna risposta alle domande sulla mattanza di alberi
Ieri i consiglieri comunali verdi Arciprete, Graziani e Pizzolo (AVS-Ecoló) hanno celebrato l’approvazione in Commissione Sviluppo Economico di una loro mozione che potrebbe fare di Firenze la prima città italiana a vietare la pubblicità di derivati da fonti fossili. Un atto definito “un primo passaggio importante per portare un cambiamento che, oltre alle azioni di riduzione concrete di impatto ambientale e tutela della salute, ha bisogno anche di azioni simboliche e culturali”. A detta dei consiglieri, l’iniziativa contrasterà la “sovraesposizione a messaggi che inducono al consumo di combustibili fossili” nel territorio fiorentino. Seguendo i link allegati al comunicato, si scopre che le restrizioni colpirebbero “cartelloni pubblicitari di SUV, aerei, crociere, auto con motore a combustione e carburanti fossili quali gas e metano, posti in luoghi pubblici quali fermate del bus, stazioni dei treni, fermate della metro e parchi.”
Ma mentre i verdi in maggioranza si danno da fare per proteggerci dall’abominio di una pubblicità di Costa Crociere o di un volo low-cost per le Canarie, nella Firenze reale — quella dove il sole arroventa l’asfalto almeno quattro mesi l’anno — si continuano ad abbattere centinaia di alberi sani per far spazio al progetto tramviario. E proprio i verdi promotori di questa mozione — quelli che, almeno sulla carta, dovrebbero rappresentare la coscienza ecologista in Consiglio comunale — hanno fornito la settimana scorsa una giustificazione sorprendentemente disinvolta a questa apparente contraddizione: l’abbattimento di questi alberi è tutto sommato accettabile, perché la futura tramvia “quando sarà a regime, permetterà una riduzione di emissioni di CO2 di oltre 32.000 tonnellate/anno”.
Ma l’eliminazione di oltre mille alberi per far posto alla tramvia è una contraddizione troppo grossolana per passare inosservata, e dovrebbe essere chiaro a tutti che le isole di calore non si contrastano oscurando la pubblicità di un SUV. E’ uno spettacolo che sta prendendo i toni del cringe, il vedere come a Firenze l’ambientalismo “istituzionale” si stia riducendo sempre più a pura narrazione, mentre sui fatti — quelli che contano davvero, quelli che modificano in modo irreversibile l’ecosistema urbano — non si batte ciglio. E’ difficile immaginare che i residenti di Lungarno Colombo — oggi ridotto a una distesa d’asfalto dopo l’ultima ondata di abbattimenti — troveranno conforto nelle “azioni simboliche e culturali” anti-cartellonistica di cui si fregiano i consiglieri ecologisti.
Nel frattempo, la città sta cambiando sotto i nostri occhi. Il patrimonio arboreo maturo diminuisce, la copertura verde utile alla regolazione microclimatica arretra, come pure la biodiversità. I consiglieri verdi citano le stime secondo cui la futura tramvia permetterà di evitare fino a 32.000 tonnellate di CO₂ all’anno (emissioni potenziali — cioè gas serra che non saranno emessi se i cittadini sceglieranno il trasporto pubblico). Tuttavia, non viene quantificata la CO₂ che non sarà più assorbita a causa dell’abbattimento di oltre 1.000 alberi maturi, la cui perdita implica una riduzione immediata e certa della capacità di assorbimento del carbonio atmosferico. Sostengono che Firenze, dal 2019 a oggi, abbia visto accrescere il proprio patrimonio arboreo di circa 10.000 unità, ma non si distingue tra gli alberi maturi decennali che sono stati persi e i giovani arbusti che li hanno sostituiti. Annunciano “isole del fresco”, ma dopo oltre un anno di governo non c’è traccia di un piano attuativo. Dichiarano, infine, di aver “ridotto gli abbattimenti in fase progettuale”, ma non si presenta un documento, una modifica, una relazione tecnica a supporto.
Abbiamo sollevato queste contraddizioni pubblicamente una settimana fa, in occasione della replica dei consiglieri ecologisti Arciprete, Graziani e Pizzolo alla accusa loro rivolta dal consigliere di lista Schmidt Paolo Bambagioni di tacere di fronte alla mattanza di alberi in corso. In quell’occasione, abbiamo rivolto ai consiglieri verdi 5 domande. Non abbiamo ricevuto ad oggi risposta, e il comunicato della mozione approvata ieri, con tanto di citazioni delle Nazioni Unite e dell’OMS, non ci ha consolati granchè. Ribadiamo quindi, pubblicamente e con estrema chiarezza, le cinque domande che abbiamo posto ai consiglieri e che restano, ad oggi, inevase. Sono domande semplici e, riteniamo, pienamente legittime:
1. Siete consapevoli che un nuovo alberello non è paragonabile, in termini di benefici ecosistemici e raffreddamento urbano, ad un albero maturo?
2. Perché, pur avendo ruoli di governo da oltre un anno, non avete ancora predisposto o attuato le “isole del fresco” che oggi promettete? E come mai la comunicazione sul taglio degli alberi è stata finora tardiva o inesistente?
3. Avete stimato quanta CO₂ non verrà più assorbita a causa dell’abbattimento previsto di un migliaio di alberi maturi? Avete confrontato questi numeri con i benefici previsti dalla tramvia? Inoltre: se la perdita ecologica per gli alberi abbattuti è immediata e certa, mentre i benefici della tramvia sono futuri e condizionati da cambiamenti nei comportamenti collettivi, su quali basi si può affermare con serietà scientifica che l’operazione nel suo complesso sia in linea con l’obiettivo di neutralità carbonica al 2030?
4. Potete indicarci quante piante avete effettivamente salvato in fase progettuale grazie alla vostra azione politica? Esistono documenti, modifiche, atti pubblici che lo dimostrano? Se sì, avete intenzione di pubblicarli?
5. Affermate di essere disposti a togliere parcheggi per piantare alberi. Ma allora come spiegate che stiamo assistendo al contrario: abbattimenti di alberi per far spazio a nuove infrastrutture?
Ci auguriamo che i consiglieri trovino il tempo, oltre a scrivere mozioni simboliche, per offrire risposte concrete su ciò che accade realmente nel territorio che governano. Altrimenti, dovremo concludere che a Firenze, più che un progetto ecologista, è in corso una strategia di puro greenwashing.
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