La Sovrintendenza vieta le coperture anti-pioggia in nome del “bello”, ma ha autorizzato l’ormai famigerato cubo nero nel cuore storico della città. Un paradosso che, secondo ADUC, solleva più di una domanda sulla coerenza urbanistica e sulla tutela del patrimonio
A Firenze la bellezza si misura a discrezione, e a quanto pare anche l’uso della logica. È sufficiente mettere a confronto due decisioni recenti della Soprintendenza: da una parte, il rifiuto a installare pensiline alle fermate di tram e autobus nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella; dall’altra, l’approvazione senza troppe obiezioni del cosiddetto “Cubo Nero”, mastodontico edificio sorto sulle ceneri del Teatro Comunale in Corso Italia.
Il risultato? I cittadini e i turisti che attendono il tram sotto la pioggia vengono lasciati senza alcuna protezione, in nome di un’estetica superiore che non ammette tettoie. Ma, paradossalmente, un blocco nero che svetta come un pugno nell’occhio tra palazzi storici, non sembra aver offeso nessuna sensibilità istituzionale.
A sottolineare questo cortocircuito tra tutela del patrimonio e realtà urbana è l’ADUC – Associazione per i Diritti di Utenti e Consumatori, che non risparmia toni ironici ma lucidi: “Le opinioni sul ‘Coso Nero’ (Moloch costruito sulle ceneri del teatro Comunale, destinato ad affitti brevi e che svetta tra i palazzi storici della zona) hanno ricordato che talvolta nella città di Firenze, le decisioni urbanistico-estetiche-pratiche vengono prese un po’ come capita… ‘capita’ sembra che stia per come tira l’aria politica in quel momento.”
“Più di qualcuno ci ha ricordato che la Sovrintendenza, che ha dato via libera al “Nero”, è stata drastica nei confronti delle pensiline alle fermate del tram (e non solo): alla Stazione SMN non se ne parla perché, pur nella selva di pali e fili che danno l’idea jungla, le pensiline sarebbero un’offesa nei confronti del bello”. Il problema è tutt’altro che secondario. Nella zona della stazione – già saturata dal turismo di massa e dal traffico – i residenti segnalano da tempo disagi crescenti. Quando piove, chi attende il tram si rifugia nei portoni dei palazzi privati, ormai diventati “a funzione di servizio pubblico”.
Il punto, secondo l’ADUC, è che le decisioni urbanistiche appaiono arbitrarie e politicamente orientate, e non realmente ispirate alla tutela del paesaggio o della funzionalità urbana. “Ci domandiamo perché le autorità amministrative, di concerto con quelle di una Sovrintendenza magari un po’ ravveduta e meno di parte economica-politica, non prendano in considerazione di rimediare a questa carenza di pensiline. Non è mai troppo tardi, anche per le prossime linee in costruzione.” La proposta è semplice: cominciare a usare il buon senso: “Non è che un provvedimento del genere farebbe dimenticare il ‘Coso Nero’ (trattativa -nota ai politici – tipo: non ti dico nulla sul ‘Coso’ se mi dai le pensiline), ma potrebbe essere l’inizio di una nuova era di Sovrintendenza e Urbanistica che non c’è.”
Firenze è, per definizione, la culla dell’arte e dell’equilibrio architettonico, ma questo non può diventare una gabbia per le esigenze della vita quotidiana. Quando la tutela dell’estetica arriva a impedire l’installazione di una semplice pensilina, ma consente la costruzione di un blocco nero anonimo e mastodontico, il problema non è più solo estetico: è politico e culturale.