L’attesa rinascita di una meraviglia architettonica in technicolor: il castello di Sammezzano verso la riapertura

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Nel cuore della Toscana, tra alberi secolari e sentieri dimenticati, si erge un glorioso palazzo dalle incantate fantasmagorie orientali, i cui interni sono un’esplosione in technicolor di stucchi, maioliche e geometrie ipnotiche. Come  uno scenario da “Mille e una notte”, il Castello di Sammezzano, situato su una collina di Leccio nel comune di Reggello, è un esempio unico al mondo di quell’architettura eclettica che tanto andava di moda durante il fin de siècle. Voluto e realizzato nel XIX secolo dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, al suo interno racchiude 365 stanze, ognuna delle quali concepita come un vero e proprio set teatrale, un caleidoscopio di colori vividi in turchese, oro, corallo, con stucchi e ornamenti dalle influenze moresche, arabe, indiane e gotiche.

Per decenni è rimasto in silenzio, avvolto dal tempo e dall’incuria, ma mai dimenticato dai tanti ammiratori, provenienti da ogni angolo del globo, che ne hanno seguito con apprensione le turbolente vicende. Per troppo tempo intrappolato in un labirinto di abbandono e un susseguirsi di vicende giudiziarie, il Castello sembra ora pronto a scrivere il capitolo della sua rinascita.

Il 30 aprile 2025 la proprietà di questa incredibile meraviglia architettonica è stata ufficialmente trasferita alla Smz Srl, società legata al gruppo fiorentino della famiglia Moretti, che ha indicato l’intenzione di riaprirlo come museo e location d’eccezione per cerimonie ed eventi. Si chiude così un percorso durato decenni, iniziato con la decadenza dell’edificio e culminato nei fallimenti, prima nel 2017 e poi nel 2023, della Sammezzano Castle, la società italo-inglese che aveva tentato, invano, di valorizzarlo.

Adesso il castello si prepara a un nuovo capitolo, quello della rinascita. La famiglia Moretti già si starebbe mettendo all’opera per il recupero del castello, dando priorità all’istituzione di “un museo sulla storia del castello, aperto al pubblico”. Se lo Stato non eserciterà il diritto di prelazione — e le probabilità sembrano minime — i lavori potrebbero cominciare nei prossimi mesi.

La notizia ha entusiasmato il movimento “Save Sammezzano”, da anni in prima linea per salvare il castello: «Possiamo finalmente iniziare a sorridere e a guardare con reale ottimismo al futuro di Sammezzano», ha dichiarato il comitato il 30 aprile in un post social.« I progetti della famiglia Moretti prevedono in primis il restauro ed il recupero sia del castello, in particolare del piano nobile, che del parco secolare, oltre che l’abbattimento dell’ecomostro in cemento armato ubicato a poche decine di metri dal castello, l’avvio di attività alberghiere, e la gestione di eventi cerimoniali e non, quali matrimoni etc». L’ecomostro è in questione è una aberrazione in cemento armato, mai completata, progettata negli anni ’70 dall’architetto fiorentino Pierluigi Spadolini, pensata per aumentare la ricettività del Castello con l’inserimento di cento nuove camere. Opera inutile e dannosa, figlia di un’epoca che ha promosso una cultura architettonica aggressiva, obsoleta e insensibile alla tradizione, come del resto alla bellezza. 

Già nel 2018, Giorgio Moretti aveva mostrato interesse per l’asta del Castello di Sammezzano, ma quell’occasione sfumò quando l’offerta andò deserta. È stato solo all’inizio del 2024 che l’imprenditore, noto a Firenze anche per aver fondato gli “Angeli del Bello, ha deciso di riprendere in mano la situazione, impegnandosi con determinazione a ottenere la proprietà del castello.

Fu tra il 1853 e il 1889 che il marchese Ferdinando, raffinato intellettuale, architetto e amante di Dante Alighieri, trasformò l’antica dimora di Leccio in questo palazzo straordinario, concepito come una vera “cittadella dell’anima”, rifugio personale dopo una deludente esperienza politica. Ogni angolo della struttura, dalle cupole alle piastrelle, racconta la sua visione del mondo: un luogo dove Oriente e Occidente si incontrano tra colori, simbolismi e geometrie ipnotiche e impossibili. Oltre alla sua ineguagliabile bellezza architettonica, Sammezzano custodisce un parco storico tra i più vasti della regione, popolato da alberi rari ed esotici piantati dallo stesso marchese: sequoie americane, cedri dell’Himalaya, palme, yukke e conifere orientali. Un ecosistema dimenticato che ora potrebbe finalmente tornare a nuova vita.

Dopo trent’anni di silenzio, cancelli chiusi e visite concesse col contagocce, questa meraviglia dimenticata sembra pronta a rinascere dalle ombre del passato recente come una Fenice leggendaria. Non più un luogo mitico conosciuto solo online, ma una destinazione reale, pronta di nuovo a incantare il mondo.

Foto: Michele Faliani CC BY-SA 4.0