Toscana, Toscana delle mie brame …

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Di Paolo Ermini

L’assalto del centrodestra alla Regione e’ dunque fallito. Un’altra volta. Alessandro Tomasi non è andato meglio di Susanna Ceccardi nel 2020. La pasionaria di Cascina ottenne il 40,46 per cento, il sindaco di Pistoia non è andato oltre il 41. Toscana inespugnabile allora? Verrebbe da rispondere sì, ma se Tomasi resterà come consigliere in Regione per guidare l’opposizione ora avrà 5 anni di tempo per farsi conoscere anche fuori dalla sua città e tentare la rivincita, mettendo fine alla pratica suicida di un centrodestra che ha sempre scelto all’ultimo tuffo il suo candidato alla presidenza.

Conterrà però anche l’immagine della coalizione nel suo insieme. In questa regione non pagano le esibizioni muscolari di Giorgia Meloni. Tanto meno sono vincenti le smargiassate reazionarie e oscurantiste del generale Roberto Vannacci che qui ha forgiato la Lega a suo piacimento provocandone il crollo: nel 2020 il Carroccio di Salvini aveva ottenuto il 21,78 per cento, stavolta è precipitato al 4,28 per cento. Un barroccio più che un carroccio. Il centrodestra deve imparare a tener conto della cultura politica della maggioranza dei toscani se vuole vincere. E’ esattamente quello che fece a Bologna Giorgio Guazzaloca quando riuscì a espugnare il Comune.

E veniamo al centrosinistra. Il Pd ha conservato la sua forza, ma la renziana Casa Riformista ha raddoppiato i voti di Italia Viva con un inaspettato 8,81 per cento, mentre Alleanza Verdi Sinistra ha sfiorato il 7. E così il centrosinistra e’ passato dal 47,8 per cento al 54,69. Un successo nettissimo, trainato da quello personale di Eugenio Giani, confermato alla guida della Regione.

Veniva da sorridere ieri vedendo gli abbracci entusiasti di Elli Schlein e del segretario regionale Emiliano Fossi al presidente: sono loro che volevano “fargli le scarpe” per sostituirlo con un candidato più consono politicamente al “campo largo”. L’astuzia di Giani ha avuto la meglio, per loro fortuna. Lui ha dovuto darsi un profilo più “di sinistra”accogliendo le istanze del vertice del suo partito e ingoiando alcune delle richieste del M5S che ha quasi dimezzato i suoi voti, scendendo al 4,35 per cento. Adesso Giani dovrà gestire una maggioranza più eterogenea della precedente, ma lo potrà fare da una posizione di forza, perseguendo quel riformismo concreto che solo può garantire uno sviluppo equilibrato della Toscana.

Infine, a sinistra del centrosinistra, e’ rilevante l’exploit di Antonella Bundu e di Toscana Rossa che pero’ non avranno alcun seggio nel Consiglio regionale non avendo raggiunto la soglia del 5 per cento, per una legge elettorale che penalizza le liste che corrono da sole, fuori dalle coalizioni. Una legge elettorale che andrebbe mandata in archivio, insieme a un premio di maggioranza abnorme che garantisce una sproporzionata maggioranza di seggi al vincitore, basta che superi il 40 per cento.
Un po’ poco. O no?

Pubblicato per concessione dell’autore.