Condensato ma pregno di contenuti l’incontro tra i sindacati di polizia e la cittadinanza al Grand Hotel Adriatico in via Maso Finiguerra, incentrato sul tema della sicurezza e svoltosi la mattina di giovedì 3 luglio. Non molto nutrita la presenza, corposa tuttavia laddove si considera l’organizzazione dell’evento nella mattinata di un giorno lavorativo: una trentina tra relatori e ascoltatori. Aperta dal presidente del Comitato Cittadini Attivi San Jacopino, Simone Gianfaldoni, esso ha visto presenti membri e rappresentanti del Comitato Borgo la Croce-Via Pietrapiana, delle sezioni fiorentine di Confindustria e Federalberghi, del Comitato Palomar di via Palazzuolo e, naturalmente, de La Firenze che Vorrei nella persona di chi scrive. È stato notato l’assordante silenzio dell’assenza di membri della maggioranza e dell’opposizione comunali, pur invitati tutti.
Molti ma brevi gli interventi: si sono susseguiti Gianluca Rota del Sindacato Italiano Lavoratori Finanzieri, Riccardo Ficuzzi del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori della Polizia, Nicola Luconi del Sindacato Autonomo di Polizia, Paolo de Giorgi (segretario provinciale del Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale Polizia di Stato), Salvatore Calleri della Fondazione Caponnetto e Roberto Sbenaglia (dirigente superiore della Polizia di Stato in quiescenza), seguiti da un acceso dibattito con scambio di esperienze alimentato dai cittadini presenti.
Il filo conduttore comune che emerge da tutto ciò è la mancanza di agenti e anzi la loro continua diminuzione all’orizzonte per effetti dello squilibrio tra le pochissime assunzioni e i molti pensionamenti annuali. Estremamente carente la formazione per la scarsa quantità di scuole adibite all’uopo, dimezzatesi a livello nazionale negli ultimi vent’anni (da 6 a 3) a causa dei continui tagli anche sulla sicurezza, il che ha determinato una carenza annuale fissa di 2.000 unità circa. Con sole 5 volanti su tutta la città, e in un contesto di sicurezza sensibilmente deterioratosi negli ultimi dieci anni, si prevede che solo quest’anno si perderanno 70 uomini sul territorio a causa dei pensionamenti e a fronte di un continuo aumento degli impegni in servizio che, in questa situazione, si trovano a dover sbrigare agenti adibiti a lavori burocratici e pertanto sprovvisti della preparazione necessaria di fronte ai casi di criminalità che si susseguono. Questo contesto fa sì che si ingenerino situazioni paradossali e ai limiti del tragicomico, tra agenti che sperano che al loro arrivo il criminale se la sia già data a gambe per non doverlo affrontare e vigilanti interni a negozi e supermercati che devono decidere chi fermare e chi no quando arrivano bande di ragazzini intente a rubare, quasi «facendoci amicizia» in occasione delle frequenti e purtroppo obbligate «chiusure di un occhio».
Argomenti molto a cuore agli oratori sono stati, inoltre, l’episodio della 14enne che ha cercato di accoltellare cinque agenti con un coltello da cucina, il decreto sicurezza e la questione CPR. Il primo è stato occasione per sottolineare come il problema della sicurezza sia non solo locale e nazionale, ma anche culturale (unanime è l’opinione secondo cui «Firenze è una città ostile al poliziotto»), il secondo è stato definito come «un primo passo» verso la normalizzazione delle condizioni di vita e di lavoro degli agenti, ma ancora insufficiente, e sul terzo si è registrato sostegno all’idea in sé ma facendo salva la necessità che si mantenga in un ambito pubblico e non privato, onde evitare che, come nel caso dell’ex CARA di Mineo in Sicilia, finiscano in mano alla criminalità organizzata, nigeriana in quel frangente, e che non diventino «scuola di criminalità» mettendo a continuo contatto minorenni e maggiorenni all’interno delle strutture.
Sentita e sincera indignazione ha ingenerato in tutta la sala l’atteggiamento dell’amministrazione comunale testimoniato dai relatori: non solo stipendi assai bassi per la mole e la qualità del lavoro svolto (che si svolge nonostante tutto: «Sui quotidiani non si legge: “La polizia non arresta”», fa notare Nicola Luconi del SAP), non solo questure e uffici non climatizzati, con punte di 40 gradi nelle stanze, e costi per la ricerca di un alloggio per gli agenti interamente a carico di questi ultimi come le spese per i processi per «atto dovuto» (una situazione solo parzialmente corretta dai decreti sicurezza, che prevedono un tetto di 10.000€ rimborsabili dallo Stato), ma anche l’accusa ai sindacalisti delle Forze dell’Ordine di «ricercare privilegi» per la loro categoria allorquando queste rimostranze sono state presentate alle istituzioni competenti. La frottola inventata dall’assessore Giorgio sui colloqui mai avuti con essi ha gettato benzina sul fuoco. Oltretutto, come è stato rivelato, Firenze nemmeno è stata menzionata nel piano di potenziamento per la destinazione degli agenti: è stata inviata una nota al dipartimento competente per chiedere spiegazioni, la quale l’ha girata alla segreteria nazionale e al Ministero degli Interni, con una lettera di cui è stata data lettura dal Segretario Provinciale della COISP, Paolo Giorgi. La promessa elettorale di invio di 200 poliziotti in città è stata definita senza mezzi termini una «bestialità» da Riccardo Ficuzzi della SIULP, col consenso di tutti: «Per 15 anni non è stato assunto nessuno, con una mole enorme di poliziotti che si appresta alla pensione senza ricambio nonostante concorsi a gettito continuo. Le piante organiche, create dieci anni fa in una situazione completamente diversa, sono tarate su 1.950 presenze quotidiane, che non conoscono la città e hanno bisogno di maggior vigilanza e protezione: un numero immenso, su cui però si lavora pochissimo perché gli agenti preposti sono tutti stati schierati in altre città», spiega. La proposta di Giorgio di farsi aiutare dalla Polfer denota, nelle parole dei relatori, la sua totale ignoranza delle mansioni di ogni singolo corpo di polizia: essa, infatti, non può per legge e statuti uscire dal perimetro della stazione.
Ulteriori problemi giungono dallo Scudo Verde: un poliziotto arruolatosi nella sua città d’origine e impiegato a Firenze non può tornare. Di fiorentini ormai non ce ne sono quasi più e la quasi totalità dei poliziotti neoassunti viene da Sicilia, Campania e altre località dove lo Scudo Verde non c’è, si spiega. Anche per questo, e scoraggiati dal costo della vita sempre più proibitivo, tanti scelgono di andarsene: oltre ai pensionamenti, pertanto, vi è il problema delle domande in uscita che stacca di gran lunga quelle in entrata. Alcune cariche, è l’allarme lanciato, rischiano di estinguersi.
Tutte queste problematiche, racconta Massimiliano Zetti del Nuovo Sindacato Carabinieri, non riguardano solo la polizia ma sono comuni anche a questi ultimi, oltre al maggiore frazionamento sul territorio dato dalla presenza delle stazioni di carabinieri, dislocate oltretutto in maniera irrazionale: spesso se ne trovano 2 in una sola zona di competenza, come nel caso di Campi Bisenzio e San Piero a Ponti, il che significa all’atto pratico sottrarre 4 agenti al controllo sul posto. Particolarmente significativo il passaggio del suo intervento dove, ribadendo la contrarietà all’opposizione ideologica all’operato delle forze dell’ordine, ha condannato gli eccessi di alcuni colleghi, facendo eco al collega Luconi che ha avanzato la proposta della bodycam «a tutela sì dell’agente, ma anche del cittadino che può così verificarne l’operato per intervenire laddove si presentino casi di abusi». Si è inoltre riconosciuta la sostanziale inefficacia dei taser, preferendo, per l’autodifesa, le pistole a spray al peperoncino con raggio di 7m o flashball più leggeri, meno costose e più efficaci.
I dati forniti da Salvatore Calleri della Fondazione Caponnetto denotano un contesto molto più precario di quanto si pensi: la criminalità di strada (esclusi furti in abitazioni e autovetture e spaccio e traffico di droga, anche perché non facilmente censibili ma innumerevoli) è rappresentata da dati parziali ricavati dalle inchieste di reti, comitati e fonti aperte, da considerare quindi per difetto tenendo conto che si parla di cifre almeno del 40% maggiori.
In sei mesi se ne annotano dunque 616, dopo l’ultimo episodio dell’aggressione a una turista americana in centro. È infatti il Q1 quello «messo peggio» anche a causa dell’overtourism: 319 casi di questi 616 si sono infatti verificati in quest’area (dati della piattaforma omcom.org); sono peggiorati Q4, Q5 e Q2, il quale ultimo sembra ultimamente «tornato più tranquillo».
Le spaccate sono circa il 50% di ogni crimine di questa categoria, concentrati nelle zone del supermercato di via Galliano, di San Lorenzo, Cascine, stazione di Santa Maria Novella, piazza Vittorio Veneto per via dei parcheggiatori abusivi, via Maso Finiguerra (con un leggero miglioramento ma sempre in un contesto degradato) e Piazza Dalmazia per il Q1 e, nel Q2, ai giardini sui Lungarni del Tempio (pur con un lieve miglioramento), al Gignoro e nel parco di Ponte a Mensola.
Particolarmente inquietante è l’aumento dei crimini a mano armata, come testimonia l’ultimo episodio sopra menzionato della 14enne.
Non si registrano per ora omicidi, mentre l’anno scorso di questo periodo già se ne era avuto un paio: si sta perdendo però il controllo del territorio specie nei cosiddetti «boschetti della droga» (in Toscana Fucecchio e Rosignano), ora presidiati addirittura con kalashnikov e mitragliette: un «salto qualitativo in peggio», è la sintesi.
L’iniziativa ha conosciuto un ulteriore aumento di intensità e partecipazione allorché è stata lasciata la parola ai cittadini, laddove si è proceduto a uno scambio di esperienze tutt’altro che edificante: tra portoni dati alle fiamme, senzatetto che assumono crack e costituiscono più di un pericolo per sé stessi e gli altri e addirittura una signora aggredita costretta a chiudersi a chiave nell’ambulanza con gli operatori perché aggredita da una persona in evidente stato di alterazione, molti erano sgomenti all’idea di lasciare l’albergo col timore che gli agenti, anch’essi cittadini e sulla stessa barca degli altri, siano completamente impotenti a risolvere i crescenti problemi della città.
Probabilmente, è la conclusione da trarsi, si porrà con sempre maggiore urgenza la questione di un’autodifesa organizzata da parte dei cittadini come unica alternativa alla capitolazione totale di ogni singolo individuo a una città sempre più a misura di turista di basso livello e di delinquente.
In copertina: Copyright La Firenze che Vorrei