Una targa e nessuna vergogna: il Comune di Firenze sa di sbagliare ma persevera e mette una targa commemorativa a Francesco Nuti… nella via dove non è mai nato!

Foto: Copyright Fotocronache Germogli

FIRENZE – Se ci fosse ancora, probabilmente Francesco Nuti ci avrebbe fatto un film. Magari uno dei suoi, malinconici e surreali, dove la realtà si contorce fino a diventare assurda e ti viene da ridere per non piangere. Oggi, nel giorno del suo 70esimo compleanno, Firenze ha voluto rendergli omaggio. Peccato solo che l’abbia fatto… nella strada sbagliata.

Sì, perché il Comune appone proprio oggi (17 maggio 2025), alle 11:30 in via Sant’Antonino 23, con tanto di fanfara istituzionale – sindaca Sara Funaro, assessori Caterina Biti (toponomastica) e Giovanni Bettarini (cultura) in prima fila – una targa commemorativa “Qui nacque Francesco Nuti” . Tutto molto commovente, se non fosse che il povero Francesco in via Sant’Antonino non ci è mai nato. Lì, al massimo, ci è nato il fratello Giovanni. Francesco, come lui stesso racconta all’inizio di un’intervista del 1991 per l’Istituto Luce (che chiunque può trovare su YouTube – link qui sotto), è venuto alla luce in via Ottavio Rinuccini 14, “in casa della mì nonna”. Ma si sa, la burocrazia ha sempre l’ultima parola. Anche sulla verità.

Youtube

Un errore annunciato (e ignorato)

Giovanni Nuti, il fratello, lo aveva detto. A voce, per iscritto, pure via Facebook. “La casa era sbagliata”. La zia Lina, 93 anni e memoria cristallina, lo aveva confermato. Testimone diretta della nascita, aveva scritto personalmente alla sindaca per evitare il patatrac. Tutto inutile. A Palazzo Vecchio si sapeva benissimo. Ma… “comanda la burocrazia”. Che tradotto significa: abbiamo un documento dell’anagrafe che dice una cosa, e anche se sappiamo che è sbagliata, noi la facciamo lo stesso.

Un esempio da manuale di testardaggine amministrativa, quella tipica di chi, pur sapendo di fare una figuraccia, tira dritto con la convinzione di avere dalla propria parte un timbro.

E così, Firenze oggi celebra Francesco Nuti nel posto sbagliato, come se nulla fosse. Anzi, con solenne sicurezza. D’altronde, questa è la giunta che fa come le pare, anche quando le viene detto – con anni di anticipo, da parenti e testimoni diretti – che sta prendendo un granchio grande quanto Palazzo Vecchio.

Un giallo? No, solo un clamoroso strafalcione

Lo aveva detto anche Giovanni Veronesi: “Il giallo di dove nacque davvero Francesco”. Ma per Giovanni Nuti, quel “giallo” è semplicemente un errore, palese, noto e ostinato. Tutto nasce dal fatto che papà Renzo, quando la famiglia si trasferì da Firenze a Prato, si dimenticò di aggiornare la residenza. Così, quando all’anagrafe fiorentina chiesero “Dove è nato il bambino?”, rispose: “È nato a casa”. E per l’anagrafe, la casa era quella vecchia, non quella vera dove nacque Francesco. E da lì, la burocrazia ha preso il largo come una nave senza timone, ignorando tutto e tutti.

L’effetto comico involontario: la sagra della targa

Alla fine, per rimediare a metà (e uscirne goffamente), ecco la trovata geniale: fare una seconda targa in via Rinuccini. Ma senza scriverci “Qui nacque”. No, perché “altrimenti sembriamo matti”, ammette qualcuno a Palazzo. Già.

E siccome non bastava, anche Prato – la città dove Nuti è cresciuto – ha deciso di mettere una terza targa in via Carraia. Così, in perfetto stile commedia all’italiana, abbiamo tre targhe:

•Una dove non è nato

•Una dove è nato ma senza poterlo dire

•E una dove è cresciuto

Alla fine bastava chiedere una conferma al fratello Giovanni, chiedere alla figlia Ginevra, alla ex compagna Annamaria, alla nipote Margherita. Invece no.

Un’opera d’arte involontaria, un’installazione concettuale degna della Biennale: “Francesco Nuti: topografia di un errore”.

Caterina Biti, con disarmante candore, chiude con ironia: “Amo talmente tanto Nuti che tre targhe mi sembrano anche poche”. E noi, di fronte a questo surreale teatrino, quasi ci crediamo. Ma non è amore: è disorganizzazione a prova di smentita, è autocompiacimento istituzionale, è perseveranza nell’errore come stile di governo.

E Firenze? Fa finta di nulla

In tutto questo, la città assiste. Qualcuno ride, qualcuno si indigna. Ma alla fine, il messaggio che passa è uno solo: anche quando può evitare di sbagliare, questa amministrazione sceglie di sbagliare lo stesso, con ostinata eleganza. In fondo, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe davvero da applaudire. Magari alla fine del film.

Che, purtroppo, non l’ha girato Francesco Nuti. Ma sembra scritto da lui.

 

Foto: Copyright Fotocronache Germogli