Chi non vuole una città così legge La Firenze che vorrei
Appuntamento sabato 28 giugno ore 18 al Circolo MCL San Bartolo a Cintoia per conoscerci e confrontarci.
L’arrivo di Starbucks, in una via Canova dove non ci si annoia mai, apre le porte a un’utenza – tutto è solo moneta e merce oggigiorno – “nuova”. Si avvicina il ronzio dei trolley dei turisti per caso e gli immancabili maranza da monopattino, spunteranno anche i primi b&b. Tutto molto brutto, nella città che ha trasmesso il canone del bello. Perché il bello è prima di tutto “ordine, simmetria, definito”; il resto è brutto. E bisogna tornare a distinguere. Come tra bene e male.
Non tutto si spiega con l’arrivo di “grandi fondi”. Con la speculazione. C’è dietro un modello prima politico poi economico di cui Firenze è uno specchio fedele: la sistematica espulsione dei residenti e il loro confinamento nei quartieri periferici o altrove, la sostituzione della cittadinanza che vive ed esercita i suoi diritti con un’utenza fluida, standardizzata, anonima e soprattutto non conflittuale, ma docile perché domata dai consumi. C’è un modello di comando diverso che sperimentiamo duramente sulla nostra pelle: chi ha il potere non risponde, non è disponibile al confronto, una spiccata insofferenza verso la critica pur argomentata, la contrazione degli spazi democratici e delle garanzie, si fuggono le domande e non solo le domande scomode.
E alla domanda se la nostra sia una società, dunque una città, meno democratica, cioè libera, la risposta è indubbiamente sì. Altra domanda: ci va bene?
A chi guida questa trasformazione – non è detto nemmeno che l’attuale Giunta ne sia consapevole – va bene che la città si spopoli e che la popolazione sia più vecchia, più docile, più confinata, più divisa. Va bene che si perda la percezione di bello e brutto. Ci rientrano anche le spaccate, una sorta di avvertimento: qui, fiorentini, non dovete starci! Torneranno i conti ai grandi manovratori? Chi può dirlo. Forse no, ma ne siamo tutti coinvolti. Tutti siamo schiacciati da questi ingranaggi. Sta a noi scegliere quale strada percorrere e con chi. Ci va bene una città così? Vogliamo ancora una vita così?
Nel frattempo, a San Bartolo a Cintoia – bel nome che evoca una storia antica – un’idea di fiorentinità resiste, forse si perpetua. Ci si trova, si canta e balla, si ascolta. Non si è soli. Il che è quasi rivoluzionario nell’era dei rapporti virtuali, del sesso virtuale (noi restiamo all’antica, non temete!). La vita vera è qui, come in tutto ciò che non è la città vetrina ma la Firenze vissuta: Novoli, Le Piagge, il Sodo, Rovezzano, l’Argingrosso e San Bartolo. Firenze fuori Florence.
Rione antico, San Bartolo a Cintoia, e tutt’intorno un trionfo di normalità con grandi palazzi anonimi – la vita vera e non la vetrina –, le partite di calcio al campo, la pizzeria pluridecennale e i panni stesi; è sorvolato dalle rotte aeree del turismo di massa e accanto scorrono congestionate le arterie stradali.
Proprio lì, al Circolo MCL di via San Bartolo a Cintoia (32D), si presenterà il giornale La Firenze che vorrei, nato appena il marzo scorso (registrato in Tribunale e presentato alla stampa il 31), ma già attivo e ben presente in città, con 600 articoli pubblicati.
Un occhio sempre vigile sulle istituzioni, perché dobbiamo essere informati su ciò che succede in Comune, e tanto spazio a comitati e associazioni, la vita vera. Un’ottima rassegna stampa critica che smonta pezzo per pezzo il “va tutto bene” del potere. E come non citare le vignette che pungono dove fa più male o le inchieste sull’urbanistica che anticipano addirittura molti giornali tradizionali?
È stato soprattutto bello constatare l’entusiasmo dei concittadini per questa testata, le tante condivisioni, il sostegno da parte di sponsor, tutte persone impegnate con successo nel lavoro.
L’inizio è alle 18 di sabato 28 giugno. Ampio spazio alle riflessioni dei concittadini, perché è un giornale sempre e comunque civico e partecipato. E soprattutto aperto, perché migliorabile.
Cosa vogliamo fare? Dare voce, cioè restituire dignità a una città e una cittadinanza che la stanno perdendo. E lo vogliamo fare in ogni quartiere, in ognj rione. Chi non vuole una città così legge La Firenze che vorrei.
Foto: giornale online di quartiere Isolotto Legnaia