La città brucia: tra promesse verdi e arcipelaghi di calore, una mappa dell’inferno urbano

GERMOGLI PH: 5 GIUGNO 2022 FIRENZE  VIALI DI CIRCONVALLAZIONE CALDO AFA TEMPERATURE RECORD
Temperature record, quartieri invivibili e verde che scompare: l’estate 2025 a Firenze
racconta un disastro climatico annunciato

 

Di Nadia Fondelli

Siamo nel pieno della seconda ondata di caldo dell’estate 2025. Nulla di sorprendente, verrebbe da dire, visto che la conformazione della nostra città non favorisce per sua stessa natura la ventilazione naturale. Ma la realtà è ancora più grave. Gli amanti della statistica e del terrorismo climatico ci ripetono che questo è il secondo giugno più caldo mai registrato – dopo il famoso 2003, quando però si parlava ancora poco o nulla di cambiamenti climatici. Eppure, la sorpresa non sta tanto nei gradi sul termometro – d’estate fa caldo, e lo sappiamo – quanto nell’incredibile inerzia delle amministrazioni pubbliche, che da anni promettono azioni per mitigare le “isole di calore” senza mai concretizzarle.

Un’isola di calore è un’area urbana che, a causa della cementificazione e dell’asfalto, trattiene il calore solare e fa registrare temperature fino a 5°C superiori rispetto alle zone periferiche o verdi. La causa? Urbanizzazione selvaggia, asfalto, mancanza di alberi o di aree a verde. E Firenze, che ha promesso 1,5 milioni di mq di verde in più nel Piano Operativo Comunale, continua intanto a… tagliare alberi.

Nel frattempo si susseguono studi, convegni, tavole rotonde, eventi, task force: parole su parole. Ma la verità è che non si è fatto quasi nulla per invertire la rotta.La prima volta che si parlò di mappare le isole di calore a Firenze fu nel febbraio 2021: si trattava di un progetto accademico fra Università e CNR che doveva preludere al primo “piano del verde”. Oggi, quattro anni dopo, Firenze ha una temperatura superficiale media estiva di 33,6°C, con punte che superano abbo ndantemente i 50°C in molte aree urbane. I dati parlano chiaro. L’asfalto ribolle. I cittadini boccheggiano. Firenze è precipitata agli ultimi posti nelle classifiche nazionali per vivibilità climatica. L’ultima trovata? Il progetto europeo Life-Escapos (2023-2027), con un budget da 2,5 milioni di euro per “studiare la resilienza termica” con Firenze Nova a fare da area pilota, e che promette di mettere in campo “centraline fisse, sistemi di misurazione indossabili e droni per il rilievo in continuo dei parametri ambientali, coperture ad alto coefficiente di riflessione e sistemi verdi integrati.”

Gli studi più recenti hanno identificato i punti più caldi della città. Le cosiddette “isole” di calore sono ormai diventati veri e propri “arcipelaghi”:

  • Novoli – Mercafir: asfalto industriale, zero ombra, temperature che possono raggiungere anche i 60°C.
  • Via Pratese: priva di alberi, soffocata dal traffico, supera i 45°C.
  • Viale Guidoni: distese d’asfalto bollente, punte di 50°C.
  • Osmannoro: distretto industriale totalmente spoglio di vegetazione.
  • San Lorenzo – Stazione SMN – Mercato Centrale: temperature che arrivano intorno ai 48°C.
  • Centro storico: da Piazza Santa Croce a Borgo Albizi, con picchi di 46-48°C.
  • Ponte a Greve, Isolotto, Dalmazia: crocevia della mobilità e del calore.
  • Quartieri più caldi: Statuto, San Jacopino, Soffiano, Gavinana, Coverciano (area confinante con Campo Marte).

E non mancano i punti critici di terzo livello (il più alto), come la zona dello stadio di rugby, la Fortezza da Basso, l’area intorno all’aeroporto, via Paisiello. Per trovare refrigerio bisogna salire in collina o rifugiarsi nei parchi (almeno quelli che non sono in mano al degrado):

  • Le Cascine e il Parco del Mensola, entrambi però spesso considerati insicuri.
  • lungarni, aiutati dal fiume e in alcuni casi dalle alberature, ma recentemente sotto attacco deforestazione (vedi lungarno Colombo).
  • Settignano, Galluzzo, Arcetri, Montughi, Salviatino: le ultime oasi rimaste.

Stefano Corsi, dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, non ha dubbi: servono più alberi, spazi verdi distribuiti in tutta la città, materiali riflettenti, asfalti freddi, pavimentazioni drenanti. Tutte soluzioni concrete, già testate in altre città europee. A Firenze, si continua a ospitare convegni e riunire task-force. Ricordiamo bene i convegni organizzati dalle ex assessore all’ambiente Alessia Bettini e Cecilia Del Re. Bei progetti e tanta programmazione. Ma quali sono i risultati visibili oggi? Alberi abbattuti per far spazio alle tramvie, come avvenuto in lungarno Colombo, e un esposto per l’abbattimento di oltre 1.500 alberi depositato in Procura a gennaio 2025 dalla lista civica Ri-Bella Firenze per denunciare un disastro ambientale e sanitario in corso. Marco Morabito del CNR parla ormai di “arcipelaghi di calore”, e sostiene con dati alla mano che basterebbe un +10% di copertura arborea per abbassare la temperatura di 4-5°C. Ma si continua a ignorare la scienza.

Il vero tabù è il consumo di suolo. E qui arriviamo al cuore del problema. La regione Toscana perde 200-300 ettari di terreno fertile l’anno, l’equivalente di 500 campi da calcio. In provincia di Firenze la superficie consumata è stata tra i 40 e 50 ettari all’anno (70 campi di calcio per intenderci) e solo a Firenze si sono persi 3-4 ettari ogni anno. Perché? Perché l’asse industriale Firenze-Prato-Empoli reclama energia e suolo. Mentre da una parte si pensa di devastare la Maremma con progetti eolici in mezzo a vigneti e oliveti, dall’altra si mettono le colline e i crinali a rischio (puntualmente verificatosi) di alluvioni e dissesti idrogeologici. L’urbanizzazione selvaggia, cementificata e nemica del verde ha una regia ben chiara. E’ solo un caso che tutto questo accada nel cuore del fortino dem della Toscana?

E dopo aver per anni abbattuto alberi e ignorato il surriscaldamento urbano, il Comune se ne viene fuori con una mappa dei “rifugi climatici”: biblioteche, piazze alberate, centri sociali. Peccato però che, secondo le normative europee, per essere davvero “rifugio climatico”, uno spazio pubblico dovrebbe avere almeno il 70% di copertura arborea ed essere caratterizzato dalla presenza di fontanelle d’acqua. Due caratteristiche rarissime a Firenze, come sa chiunque viva in quegli interi quartieri dove ombra, alberature e fontanelli sono solo un sogno.

Insomma, Firenze soffoca, e la politica gira la faccia dall’altra parte. La città è surriscalda, la salute pubblica è a rischio, il suolo continua a sparire, ma ancora si cerca il refrigerio fra convegni e promesse. Nessuno potrà salvarci se mancano le azioni basilari: più verde, meno cemento, vera pianificazione urbana.
È tempo che la politica ambientale fiorentina si assuma le sue responsabilità, o sarà troppo tardi. Per davvero.

 

Foto: Copyright Fotocronache Germogli