Dal dogma al buonsenso: l’Ordine degli Architetti e la fine dell’ideologia dell’asterisco

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L’Ordine degli Architetti ridimensiona la commissione Pari Opportunità in favore dei giovani professionisti: un segnale controcorrente che riaccende il dibattito su gender, merito e priorità reali

 

Di Sabrina Tanini

Nel “mondo al contrario” in cui siamo costretti, nostro malgrado, a vivere, il buonsenso ha riportato una piccola ma significativa vittoria. È di questi giorni la notizia che l’Ordine degli Architetti di Firenze ha di fatto ridimensionato la commissione “Pari Opportunità”, istituendone una nuova dedicata ai giovani architetti e alle problematiche legate al loro ingresso nel mondo del lavoro.

Una decisione concreta – e per alcuni, persino banale – che finalmente va controcorrente rispetto all’ideologia dell’asterisco. E passatemi il termine: di ideologia si tratta.

Come prevedibile, alcuni commentatori social hanno gridato allo scandalo. Per loro, si tratterebbe di un’involuzione anacronistica, di un arretramento nella battaglia per la parità di genere in tutti gli ordini professionali, dagli avvocati ai giornalisti.

Ma a mio parere, l’anacronismo risiede proprio nell’esistenza dell’ideologia di genere e delle “pari opportunità”, che oggi sembrano riportarci indietro di sessant’anni, ai tempi delle battaglie – allora giustissime – delle nostre madri e nonne. Quelle sì, avevano un senso.

Oggi, al contrario, ci troviamo di fronte a un paradosso sempre più evidente: nel nome della parità di genere si stanno generando nuove forme di discriminazione, arrivando a penalizzare uomini e donne di talento, ma privi della “giusta” etichetta nel vocabolario intersezionale.

Questa ossessione per le “pari opportunità” ha generato disparità lavorative, alimentato un clima di tensione, e dato troppa importanza a sciocchezze prive di significato. Il cosiddetto “gender” è diventato, in una società già paritaria come la nostra, un falso problema, che ha finito per distrarci da temi molto più urgenti e concreti, che riguardano tutti.

Prendiamo ad esempio la vicenda dell’ex Teatro Comunale di Firenze: non mi risulta che l’Ordine degli Architetti – pur avendo spazi dedicati in radio e TV – abbia denunciato o messo in luce quanto stava avvenendo in Corso Italia. Una ferita ancora aperta, come il Cubo Nero, che continua a generare polemiche e dovrebbe invece servire da monito. Serve il coinvolgimento di tutta la società civile, uomini e donne insieme, per un obiettivo comune: la tutela della nostra città.

Senza polemiche sterili. Senza distrarsi dietro a questioni inutili, come le panchine che scottano, i pittogrammi sui semafori o le icone inclusive sui bagni pubblici.

Se qualcuno ha avuto il coraggio di investire tempo e risorse su priorità vere, merita il nostro plauso.

Noi fiorentini non siamo un popolo che si perde dietro alle quisquiglie. Abbiamo dato i natali a Oriana Fallaci, nel 1929. Prima ancora di qualsiasi rivendicazione femminista, lei era già la più grande giornalista italiana. Si è battuta per anni per i diritti delle donne nei paesi musulmani, dove la mancanza di parità è reale e produce abusi che tutti conosciamo.

Care concittadine, siamo fortunate ad essere nate in Italia, in questo periodo storico. Abbiamo visto – e in molti casi sostenuto – l’elezione della prima donna alla guida della Nazione. Allora, gender o non gender… dove sta il problema?