Oggi, 10 giugno, a due anni dalla scomparsa di Kata, alle ore 15:00, è prevista una piccola cerimonia davanti all’ex Astor. La organizza l’Associazione Penelope.
Di Roberto Vedovi
Ho parlato con Katherine Alvarez pochi giorni fa, durante un evento organizzato dall’Associazione Penelope in occasione della Giornata Internazionale dei Bambini Scomparsi. Non era la prima volta che la incontravo, e mi colpisce sempre il suo senso di tranquillità: manifesta poco o nulla di ciò che ci si aspetterebbe da una madre devastata dalla scomparsa, in quelle circostanze, della propria figlia di cinque anni.
Quanto accaduto dopo il 10 giugno 2023 è stato ampiamente dibattuto, sviscerato in ogni singolo particolare da innumerevoli trasmissioni televisive, dibattiti e ipotesi. Le indagini, purtroppo, sono sempre finite in un vicolo cieco. A due anni di distanza, i riflettori si sono spenti su questa triste e misteriosa vicenda: il tipico cold case rimasto nei cassetti.
Diverso è il caso di ciò che è accaduto prima, dall’inizio dell’occupazione – settembre 2022 – fino al giorno della scomparsa di Kata. Questa fase è stata spesso ignorata dai media, se non per episodi ritenuti utili alla risoluzione del mistero. Si è tentato di analizzare i meccanismi interni all’ex Hotel Astor, per comprenderne le dinamiche e le motivazioni che avrebbero potuto portare a un crimine così efferato. Tuttavia, poco si è detto e scritto su ciò che si sarebbe potuto fare per prevenire il dramma.
L’ex Hotel Astor, chiuso durante la pandemia, non aveva più riaperto, diventando nel frattempo un boccone appetibile per chi cercava un tetto in una città con una cronica emergenza abitativa: persone con gravi problematiche sociali, disoccupati, famiglie con minori, irregolari, chi non poteva permettersi un affitto regolare.
Deus ex machina della situazione è stata Marzia Mecocci, erede morale del Movimento Lotta per la Casa di Firenze, che fino al 2017 – anno della sua morte – aveva avuto in Lorenzo “Mao” Bargellini il proprio carismatico leader.
Il nome Bargellini richiama naturalmente la parentela con l’attuale sindaca di Firenze, Sara Funaro, che ritroveremo più avanti nella sua veste istituzionale. Katherine Alvarez ha confermato quanto già riportato dai giornali: ci furono diverse riunioni preliminari in un locale del centro per incontrare le persone, capirne le necessità e pianificare nei dettagli l’occupazione, poi avvenuta domenica 18 settembre 2022.
La data è significativa, come ricordato anche da Sara Funaro (all’epoca assessora ai servizi sociali): in quella domenica, come accade per ogni partita della Fiorentina, gran parte delle forze dell’ordine era impegnata allo stadio Franchi per la partita Fiorentina–Verona. Pur non essendo una partita a rischio, la presenza di circa 1.000 agenti era comunque prevista. Secondo le istituzioni, proprio questa situazione avrebbe impedito di intervenire tempestivamente per contrastare l’occupazione, che avrebbe potuto essere fermata solo in flagranza di reato.
È evidente che l’occupazione fu pianificata nei minimi dettagli. Ma è anche legittimo chiedersi se qualcuno abbia volutamente chiuso un occhio: dal proprietario dell’immobile (una società in liquidazione con problemi giudiziari) ai servizi sociali, che non sono intervenuti in maniera preventiva nonostante il fenomeno fosse ampiamente annunciato. Nei giorni successivi, anche l’estrema sinistra fiorentina espresse solidarietà verso gli occupanti, considerandola un’azione quasi inevitabile a fronte delle gravi carenze delle politiche abitative dell’amministrazione Nardella.
Con il passare del tempo, l’attenzione mediatica calò, mentre i residenti delle strade limitrofe cominciarono a subire le conseguenze della situazione. All’inizio erano circa settanta le persone alloggiate nell’Astor, almeno la metà minori. I primi tempi furono relativamente tranquilli, ma presto emersero segni di degrado: schiamazzi serali, liti frequenti, ubriachezza molesta, risse in strada. Alcuni residenti ci hanno raccontato di aver iniziato a vivere con ansia e timore. Con che serenità potevano i genitori lasciare uscire i propri figli la sera, sapendo che l’intero isolato era ostaggio di una situazione fuori controllo? Le forze dell’ordine venivano chiamate spesso, ma i loro interventi erano sporadici e mai risolutivi.
Le cronache si accorsero della situazione solo a marzo 2023, quando avvennero episodi gravi: spari, liti furiose, risse con spargimento di sangue.
Il 28 maggio, un occupante si gettò dal terzo piano per fuggire da un’aggressione con coltelli.
A quel punto era evidente a tutti che l’Astor era una bomba a orologeria con il countdown già avviato. Si parlava di racket delle stanze, spaccio, tensioni etniche: era solo questione di tempo. Nel frattempo, il numero di occupanti era salito a 110, con una folta presenza di minori.
Per comprendere quanto la situazione fosse grave, basti ricordare quanto accaduto il 15 maggio 2023, durante un question time in Consiglio Comunale. La consigliera di Italia Viva Mimma Dardano, presidente della Commissione Politiche Sociali, chiese all’allora assessora Sara Funaro cosa si stesse facendo non tanto sul piano giudiziario, quanto per i numerosi bambini presenti. Furono mostrate foto e segnalazioni: bambini che chiedevano l’elemosina davanti alla chiesa, che cercavano cibo nei negozi della zona. Fu denunciata ancora una volta l’illegalità dilagante.
La risposta dell’assessora, oggi sindaca, fu evasiva: dichiarò di aver fatto il possibile, adducendo ostacoli burocratici – l’assenza di flagranza, la mancata denuncia del proprietario – come motivazioni “insormontabili” per il suo ruolo. Ribadì l’attenzione della giunta verso le fragilità sociali, ma sottolineò che, in assenza di segnalazioni formali di abbandono, i servizi sociali non potevano intervenire.
Vale davvero la pena dedicare sette minuti per rivedere quell’intervento:
Come assessora al Welfare, Funaro avrebbe potuto intensificare i monitoraggi o segnalare con maggiore urgenza la situazione alle autorità. La percezione di inerzia da parte delle istituzioni è lampante. Anche perché, come in una tragica profezia, 26 giorni dopo, il 10 giugno 2023, Kata scompare.
Una delle prime interviste di Sara Funaro, all’epoca ancora assessora, fu rilasciata alla trasmissione 24 Mattina di Radio 24, il lunedì successivo. Ancora scossa, si contraddisse: da un lato ammise di aver ricevuto segnalazioni sulla presenza di minori, dall’altro disse di non conoscere le dinamiche interne all’Astor. Inconcepibile per chi dirige un assessorato che ha il compito di tutelare minori in situazioni di disagio, abuso o abbandono, attraverso segnalazioni al Tribunale dei Minori o interventi diretti dei servizi sociali.
Segnali di un appropriato monitoraggio, soprattutto da parte dell’assessora, non se ne sono visti. Ma ciò che sorprende ancora di più è stato l’apparente distacco mostrato sia da chi ha organizzato l’occupazione abusiva, sia da alcuni esponenti della sinistra cittadina. L’importante sembrava essere solo garantire un tetto a quella povera gente. Una volta “sistemati” all’interno dell’Astor, ognuno doveva arrangiarsi da solo, con i risultati che oggi conosciamo fin troppo bene.
Solo il 17 giugno è stata decretata la fine dell’occupazione, ormai fuori controllo e di cui nessuno si è assunto una responsabilità diretta. Come spesso accade, è servita una tragedia per far muovere l’intera macchina istituzionale. Nove mesi di segnali d’allarme non erano bastati.
Non troveremo mai parole adeguate per definire chi può aver perpetrato una simile malvagità nei confronti di una bambina di 5 anni, ma un esame di coscienza, scevro dalle onnipresenti rassicurazioni del “partito” sul proprio operato, sarebbe quantomeno necessario da chi poteva intervenire e nulla ha fatto. Siamo tutti consapevoli che, in qualsiasi altra parte d’Italia, un fatto del genere avrebbe portato alle dimissioni dell’assessore ai servizi sociali se non dell’intera Giunta. A Firenze invece si diventa addirittura sindaco.
Questo pomeriggio, 10 giugno, ricorrenza dei due anni da quel maledetto sabato, alle ore 15:00, è prevista una piccola cerimonia davanti all’ex Astor, organizzata dall’Associazione Penelope. La mamma di Kata leggerà una sua lettera, che sarà poi affissa sulle mura della struttura. Chi può partecipare, lo faccia, mettendo da parte certi pregiudizi e prese di posizione, anche lecite, verso il comportamento iniziale dei familiari.
Ricordiamoci che il sorriso di una bambina di 5 anni, senza nessuna colpa, è più importante di tutto il resto.