Meccanotessile ex Galileo: non c’è da vantarsi, ma da lavorare in silenzio

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Di Alvaro Ringressi

Su Facebook è comparso un messaggio di Sara Funaro. Si vedono delle foto dell’ex Galileo, il Meccanotessile, sigillato con pannelli metallici ed una scritta d’accompagnamento: “Un altro passo avanti per restituire l’ex Meccanotessile alla città. Continua la messa in sicurezza dell’area: oltre 28 tonnellate di rifiuti rimossi, accessi sigillati, strutture bonificate. Un luogo che per troppo tempo è stato abbandonato e oggi torna al centro di un progetto di rigenerazione. Qui nasceranno alloggi a prezzo calmierato, spazi per bambine e bambini, per i giovani e la comunità. Una trasformazione attesa e necessaria, che riconsegnerà questo pezzo di Firenze a cittadine e cittadini”.

Veramente ci vuol del coraggio per vantarsi di quest’intervento. Una toppa messa in estrema urgenza ad una situazione di degrado che dura da 45 anni, mi scusi, non può essere motivo di orgoglio. Dal trasferimento a Campi delle Officine Galileo, la Sua parte politica ha in grande prevalenza governato la città, in particolare gli ultimi trent’anni. I suoi padri politici sono i responsabili dello stato di degrado a cui questa struttura è arrivata insieme alle strade circostanti, e che ha portato a quest’intervento urgente di polizia e di sigillatura.

Lei poi ha preso parte attiva alle decisioni di questi ultimi anni, e che ha fatto? Dopo 45 anni di progetti falliti, di rimandi, di occupazioni abusive, di molestie e di violenze per gli abitanti del circondario, di furti e di spaccio di droga — dopo 45 anni che l’hanno resa una zona “da evitare”, dopo ripetuti incendi ed essere arrivati ad una situazione di degrado assoluto, davvero oggi si ha il coraggio di vantarsi per qualcosa che sarebbe dovuta essere fatta 45 anni fa? E pensare che gli operai delle Officine Galileo fecero scioperi ed occupazioni perché fosse preso l’impegno a che gli edifici della fabbrica, liberati, trovassero uno scopo utile per il bene della comunità.

Fatto quest’intervento, c’è solo una cosa da fare: tacere, risparmiare anche quel poco di fiato, e concentrarsi per restituire il prima possibile una vita dignitosa e decorosa a questi edifici, un tempo “gloriosi”. Ma ce n’è un’altra, di cosa da fare — forse la più urgente: trovare un alloggio d’emergenza per chi è stato per anni costretto a vivere in quel degrado. Mi risulta che tra loro ci fossero anche persone che lavoravano. L’avete fatto? Oppure anche per quest’aspetto fate solo proclami?

Essendo stato l’ultimo consigliere di quartiere ad aver sollecitato un intervento contro questo pericoloso degrado, dopo aver visto con i miei occhi montagne di rifiuti e persino un pitbull libero, senza guinzaglio né museruola, all’interno del Meccanotessile, credo di poterlo dire con chiarezza: senza il nostro intervento — mio e di chi mi ha preceduto — questa ferita non sarebbe stata né medicata né fasciata.

Ma attenzione: non è ancora guarita. Tanti buoni propositi non cambiano la realtà. Oltre che delle case ad affitto calmierato e della ludoteca, per i quali siamo in ritardo, si era cominciato a parlare anche del trasferimento della Facoltà d’Ingegneria nei capannoni: “dalla fabbrica alla scuola”, un esempio di percorso inverso virtuoso. È già sfumato questo bel progetto? Sarebbe una buona collocazione per questa facoltà adesso un po’ isolata a Santa Marta, ed un bel dono per Rifredi. Ve li immaginate gli studenti che sciamano per piazza Dalmazia, viale Morgagni, via Alderotti: nuova vita! E infine, un po’ di parcheggi li vogliamo fare? Vogliamo migliorare la vita dei residenti e dei frequentatori di questa zona così popolosa?

Allora silenzio, impegno e… ringraziamenti all’opposizione. Forse senza il nostro continuo intervento, i pitbull scorrazzerebbero ancora dentro al meccanotessile.

Alvaro Ringressi è Consigliere UDC al Quartiere 5

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