“Sfrecciano come motorini: rider investe mio figlio sulla ciclabile e fugge”: la denuncia di una madre

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“Mio figlio investito da un rider sulla ciclabile e lasciato a terra”:
la denuncia accorata di una madre  

 

Una lettrice ci ha inviato una segnalazione in cui racconta un episodio grave avvenuto ieri a Firenze, che solleva nuovi dubbi e preoccupazioni sulla sicurezza urbana e sul controllo dei mezzi utilizzati dai rider, i tanti fattorini delle piattaforme di consegna a domicilio che spesso vediamo sfrecciare per le strade di Firenze.

Il fatto si è verificato sulla pista ciclabile di Viale Redi dove un rider – secondo quanto riportato – sfrecciava ad alta velocità sulla bici elettrica. Distratto forse dal cellulare, ha investito un ragazzino minorenne, lasciandolo a terra ferito e senza fermarsi per prestare soccorso. Oltre alle escoriazioni, a preoccupare è stato soprattutto il danno al microinfusore del ragazzo, un dispositivo medico essenziale per la gestione del diabete.

«Non posso neanche spiegarvi cosa voglia dire avere un microinfusore (che funge da pancreas artificiale ) in pezzi. Non vi sto a raccontare altro perché sarei sopra le righe, in una giornata tra l altro dove tutti erano galvanizzati per il concerto di Vasco, mentre io ho impiegato 1 ora e mezzo per tornare a casa da mio figlio», scrive la madre, che denuncia anche la mancanza di controlli sui rider e il clima di indifferenza istituzionale in cui si trovano a vivere i cittadini: «Continuate, voi che sedete a Palazzo Vecchio a non controllare questi mezzi dei rider. Continuate a non fermarli quando vanno contromano e sfrecciano come schegge impazzite, tanto noi cittadini cosa contiamo? Noi cittadini non contiamo nulla».

Il racconto si inserisce in un contesto più ampio e documentato. In un’inchiesta recente, si è evidenziato come molte delle biciclette usate dai rider non rispettino i requisiti previsti dalla legge italiana per le e-bike a pedalata assistita. Secondo il Codice della Strada, infatti, questi mezzi non possono superare i 250 watt di potenza, l’assistenza del motore deve essere limitata in modo da andare non oltre i 25 km/h e non devono essere dotati di acceleratore. Eppure, misurazioni effettuate su strada hanno mostrato che alcuni rider viaggiano tra i 40 e i 50 km/h, anche senza pedalare, grazie a bici modificate o vendute già “sbloccate”.

Inoltre, gran parte di questi mezzi circola senza casco, targa né assicurazione, guidati da persone spesso prive di patente e con scarsa conoscenza del Codice della Strada. Il rischio per l’incolumità propria e altrui è evidente, soprattutto considerando che una e-bike pesa anche tre volte una bicicletta tradizionale.

«Dobbiamo aspettare, come succede sempre in Italia, che accada una tragedia per prendere provvedimenti?», si chiede l’autore dell’inchiesta. La vicenda raccontata dalla nostra lettrice sembra dare una risposta scomoda ma chiara.

È urgente che istituzioni, forze dell’ordine e le stesse piattaforme di delivery affrontino questo problema con serietà, regolando un settore cresciuto rapidamente ma spesso fuori controllo. La città non può più permettersi di chiudere gli occhi.