Nominato un direttore artistico fuori statuto e un CdA scaduto: “La questione non è politica, ma di rispetto delle regole”
Il possibile declassamento del Teatro della Toscana (comprendente il Teatro della Pergola, il Teatro Era a Pontedera e il Teatro di Rifredi) da parte del Ministero della Cultura infiamma lo scontro politico. Al centro delle polemiche la gestione del Teatro della Pergola, che secondo il consigliere comunale Matteo Chelli è stata segnata da “personalismi, capricci e forzature” da parte della sindaca Sara Funaro.
“Siamo sbalorditi dal finto stupore della Sindaca Funaro sul declassamento del Teatro della Toscana. Finge di cadere dalle nuvole, quando è proprio lei la principale responsabile di questo disastro annunciato”. Secondo il consigliere, l’amministrazione avrebbe trattato il teatro come un affare personale, ignorando segnalazioni e appelli provenienti anche da ambienti istituzionali e parlamentari: “Per mesi ha gestito il Teatro Nazionale come fosse un giocattolo personale, ignorando ogni allarme, trattando un patrimonio culturale nazionale con arroganza e pressapochismo”.
“In tutti i modi e in tutte le sedi istituzionali abbiamo espresso preoccupazioni e perplessità sulla conduzione di questa vicenda, ma la Sindaca e l’Assessore erano troppo impegnati a ‘fare le bizze’ per rispondere puntualmente ai nostri dubbi. La questione non è politica, come adesso vuol far credere il PD fiorentino, ma si tratta di rispetto delle regole, di rigore e di trasparenza nella gestione della spesa pubblica. Nessuno è sopra la legge, nemmeno la Sindaca Funaro”.
A essere contestate sono diverse decisioni prese di recente, tra cui la nomina di un direttore artistico plenipotenziario (Stefano Massini) non previsto dallo statuto, e la convocazione di un CdA scaduto: “Tutti atti non solo inopportuni ma al limite della legittimità”.
Anche il richiamo al dialogo lanciato da più parti, incluso il senatore Paolo Marcheschi, sarebbe rimasto inascoltato. “Questa vicenda, dettata solo da personalismi, capricci e forzature, iniziata male finirà anche peggio all’attenzione della Corte dei Conti. Noi andremo avanti.” Chelli conclude con un paragone che suona come un avvertimento: “L’esperienza tragica del Maggio, i cui stessi attori sono oggi i protagonisti della farsa in cui hanno trasformato la vicenda della Pergola, rappresenta infatti un metodo del PD fiorentino da scongiurare”.